TRAONA querela |
TRAONA. A SEGUITO DELLA QUERELA DI SINDACO E COMPONENTI LA GIUNTA
Assolto il giornale per l’articolo sulla Bolgia
Il Giudice riafferma il diritto di critica: non vi è stata alcuna diffamazione, né offesa
di VANNA MOTTARELLI
Il 21 ottobre scorso, presso il Tribunale di Sondrio, si è concluso il processo penale a carico del Direttore del Gazetin Enea Sansi, rinviato a giudizio a seguito di querela sporta nei suoi confronti dal Sindaco e dagli Assessori del Comune di Traona per il contenuto dell’articolo pubblicato sull’edizione di gennaio 2000 intitolato «Un referendum per la Bolgia». L’imputato, accusato di «omesso controllo», è stato assolto dal Giudice, dott. Carlo Camnasio, perché il fatto non costituisce reato. L’attesa del verdetto è stato un momento carico di tensioni, con aspettative contrapposte da parte del pubblico presente nell’aula. Da un lato vi erano gli amici di Enea, che confidavano nella assoluzione, e dall’altro alcuni dei querelanti (Sindaco e Vice) che speravano in un verdetto di colpevolezza. L’avvocato di parte civile aveva chiesto 3.000 Euro per ciascuna “parte offesa” (cinque), somma che complessivamente (15.000 Euro) sarebbe stata sufficiente per fare un viaggio in America (almeno così si vociferava nei corridoi…).
Alla prima udienza del processo, attraverso le prove testimoniali, era emersa la verità nelle sue varie sfaccettature: la popolazione di Traona è solita partecipare numerosa ai consigli comunali che, talvolta… continuano fuori con toni molto accesi; il referendum era stato chiesto dalla minoranza ed era stato negato dall’amministrazione; sono state fatte “deroghe” di rilievo alla particolare procedura prevista per la vendita del patrimonio pubblico disponibile. La circostanza che i fatti narrati fossero risultati conformi al vero è stata riconosciuta anche dal Pm, dott. Luisa Russo, nella propria requisitoria. Quest’ultima aveva chiesto la condanna di Enea a quattro mesi di reclusione, oltre pene accessorie, in quanto aveva reputato eccessivi i toni usati nell’articolo (secondo il Pm, il termine “mafioso” è più offensivo se usato dalle nostre parti, piuttosto che nei luoghi ove la “mafia” è di casa).
«Traona/ le mani della “mafia” sulla Bolgia?» Così era intitolato lo strillo di copertina, di indubbio effetto giornalistico, che fece scattare la denuncia nei confronti di Enea. Eppure quello strillo, se correlato con il testo dell’articolo, racchiude semplicemente in sé una serie di legittimi interrogativi, che in quel frangente si erano posti taluni abitanti di Traona: “per quale motivo la Bolgia viene venduta?”; “chi può avere interesse all’acquisto della Bolgia, tanto da non permettere alla popolazione di esprimere la propria opinione con un referendum?”; “per quale motivo quella vasta area non viene venduta a lotti frazionati?” e via discorrendo. Nel testo venivano riportati fedelmente i toni (alquanto vivaci) di quella parte della popolazione che si trovava in disaccordo con l’operato del Sindaco e della Maggioranza. L’articolista, per illustrare gli umori della gente, affermava che c’era chi si spingeva a definire “atteggiamenti mafiosi” taluni comportamenti degli amministratori quale quello di apporre, nella piazza su cui insiste un bar, un cartello di divieto di sosta nelle ore notturne (ovvero nelle ore in cui gli avventori del bar ne avevano maggiore esigenza). La lettura della prima frase (atteggiamenti mafiosi) non può prescindere dall’altra (apposizione di un cartello di divieto di sosta nelle ore notturne), così come il termine “mafiosi” non può prescindere dal termine “atteggiamenti”. Se poi per sfizio consultiamo il vocabolario della lingua italiana, possiamo constatare come il termine “mafioso” sia entrato nel gergo comune per definire le persone (e ve ne sono molte) poco propense al rispetto dei vincoli di legge.
Le scelte amministrative di un Comune possono essere valutate secondo un aspetto prettamente giuridico e secondo un aspetto emotivo. Se un qualsiasi cittadino avesse percorso l’iter giuridico, sarebbe riuscito a “bloccare” la vendita dei terreni, in quanto il patrimonio disponibile dei Comuni non può essere venduto se non dopo aver superato una serie di vincoli amministrativi, vincoli che in base ai documenti consegnati a Enea dal Comune di Traona (solo successivamente all’udienza nella quale il Gup lo ha rinviato a giudizio e all’intervento del Difensore civico regionale) non risultano essere stati rispettati. La popolazione di Traona, allo scopo di impedire la vendita, prescindendo dall’aspetto giuridico, si è lasciata travolgere dall’aspetto “emotivo”. Da qui la reazione “vivace” (da cui è scaturito l’articolo) quando si è resa conto che la proposta di referendum era stata “cassata”. Gli Amministratori di Traona avrebbero potuto trarre spunto dall’articolo per migliorare il dialogo con quella parte di popolazione fortemente critica sul loro operato. Esattamente come ha fatto il signor Getzemani Torri, il quale, proprio attraverso la lettura del Gazetin venne a conoscenza dell’intenzione di vendere la Bolgia e ha acquistato i terreni a un prezzo addirittura superiore a quello di perizia (per mettere pace tra i Guelfi e i Ghibellini, viene affermato nell’offerta. – I Guelfi non erano forse amici del Papa e nemici dei Ghibellini e i Ghibellini non erano forse amici dell’imperatore e nemici dei Guelfi? Se così è e se “per mettere pace” tra due fazioni un “filantropo”, quale è notoriamente il signor Torri, ha sborsato una somma esorbitante per acquistare quei terreni della Bolgia, come può esservi diffamazione nell’affermare che è opinione comune che il paese sia diviso in “amici e nemici del sindaco”?).
(da 'l Gazetin, NOVEMBRE-DICEMBRE 2003)
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