MORBEGNO. È TEMPO DI PARLAR CHIARO

Del Pronto Soccorso

E del futuro dell’Ospedale

di ENEA SANSI

Mi è stato chiesto di spiegare cosa intendessi esattamente dichiarare nell'intervento relativo alle recenti nuove scelte adottate dalla direzione dell’Azienda ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna per quanto riguarda, in particolare, l'ospedale di Morbegno; intervento che è stato ospitato dalla stampa locale (Il Giorno, Centro valle, il giornale on line La Gazzetta di Sondrio) in replica ad analoga, ma certo dissimile nei contenuti, presa di posizione del consigliere regionale Gian Maria Bordoni. In molti, infatti, devono averlo visto e letto, avvertendone il tono di allarme e la gravità di quanto in esso veniva denunciato, ma senza comprenderne appieno i contenuti. Chiedo subito scusa, anche se... come scusante posso dire che le citate esigenze di replica mi avevano imposto di restare nella dimensione e al "livello" dell'interlocutore. Inoltre, per la verità, avevo accompagnato il pezzo con una illustrazione grafica (la copertina di giugno-luglio 1996 del nostro giornale, riprodotta qui a fianco) di più diretta, immediata comprensione che però soltanto Centro valle ha potuto pubblicare, ma in dimensione talmente ridotta da renderne comunque difficile lettura e interpretazione.

Per farla breve, vi invito dunque a osservare bene la vignetta, perché il succo sta tutto in quella parodia della Banda Bassotti. Abbiamo ingrandito il "particolare" più attuale poiché quel che non era riuscito al dott. Giuliano Pradella nel 1996, quand'era responsabile del DEA (Dipartimento di Emergenza-urgenza e Accettazione), gli sta riuscendo ora che l'incarico di direttore sanitario gli conferisce maggiore autorità e grazie alle scelte compiute dal direttore generale Spaggiari, in armonia coi suoi "committenti". Punto. Ciò che intendevo denunciare in quell'intervento era semplicemente questo (oltre al capitolo Psichiatria, che rimando eventualmente ad altra trattazione). Per togliere ogni alibi che si trattasse, anziché di precise decisioni assunte da ben individuate persone, di adeguamenti "obbligati" a fantomatiche disposizioni legislative o ad altri recenti provvedimenti regionali. Al contrario, come molti ricorderanno, dopo l’adozione del piano regionale sull’emergenza-urgenza (che includeva la struttura di Morbegno fra i punti di primo intervento) e dopo la “mobilitazione di primavera” (’98) che ne seguì (raccolta firme e manifestazione della Lega Nord, pronunciamenti dei consigli comunali, la Tirloni che faceva la pendolare a Milano con il Della Mina…) si giunse alla famosa "945", che per documentazione riportiamo qui sotto (qui on line, ndr). Il massimo organo istituzionale della partita si era così solennemente diversamente pronunciato e gli unici a tuttora non adeguarvisi sono la Giunta regionale guidata, allora come oggi, da Formigoni (con tanto di assessore regionale che nell'agosto '98 andava proclamando sui giornali locali: «L’ospedale di Morbegno riotterrà il suo Pronto Soccorso» e spergiurava a Giacomo Ciapponi che «la delibera del Consiglio regionale è assolutamente vincolante per la Giunta»), che risulta palesemente inadempiente, e i direttori generali succedutisi (Triaca e Spaggiari), che non sono stati in grado di esigere e sollecitare tale adempimento. Quel che i sindaci dovrebbero fare, ed è per questo che evidenziavo la loro complice assenza, è di chiedere – molto rispettosamente ma altrettanto fermamente – a Spaggiari, qualora si confermasse incapace di ottenere i servizi che occorrono alla popolazione (come appunto certificato dall'organismo rappresentativo, massima autorità nella materia), di andarsene anziché star qui a continuare a raccontare fandonie. Quel che, da cittadini, possiamo pretendere è che nei prossimi programmi elettorali per il rinnovo dei Sindaci (da quello di Pedesina a quello di Morbegno) ci sia scritto un chiaro e preciso mandato per l'ottenimento dell'istituzione del pronto soccorso presso l'ospedale di Morbegno e comportarsi di conseguenza con quelli che già l’avevano scritto senza però tradurre in azioni significative, e risolutive, quell’impegno. Analogamente, possiamo punire col voto l'inadempiente maggioranza regionale.

Quel che nel frattempo è successo, e non soltanto per quanto riguarda Morbegno (per questo ringraziamo il direttore del mensile di Tirano per averci consentito di riportare il suo intervento), già ha fatto aprire gli occhi a molti che non avevano compreso, o forse avevano semplicemente giudicato eccessivo, quanto andavo segnalando. E non si ritenga che, diversamente da quella ospedaliera, nell'Azienda sanitaria le cose stiano andando meglio. A parte la vicenda del patrimonio, in esito alla quale il direttore generale Triaca ha assurdamente lasciato che il distretto socio-sanitario di Morbegno rimanesse praticamente "sulla strada" (senza che i Sindaci, ancora una volta, fiatassero – salvo riaccendere le fantasie da... impresari!, come viene riferito in altro servizio), e sempre per restare solamente a Morbegno, in quattro e quattr’otto si sono smantellati i "punti sanità" (Ardenno, Delebio e Mantello... e pensare che c'eran voluti più di vent'anni per iniziarli con, imperterritamente rinnovate, promesse di successivi potenziamenti!) e, ma questo riguarda senz'altro tutta la provincia, si stanno creando tutte le premesse per smantellare o rendere del tutto inefficienti altri importanti servizi (l'accertamento dell'invalidità civile, per citarne uno).

(da 'l Gazetin, APRILE 2004)

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