caso Fallimento GIANONCELLI |
"CASO GIANONCELLI"/2. IRREGOLARMENTE ARCHIVIATA LA
DENUNCIA DI PATRIZIA
Dobbiamo tornare a tenere
i
soldi sotto il materasso?
Attenti
correntisti: la vostra Banca potrebbe considerare suo il vostro
danaro! Con la benedizione della Procura
a cura del Comitato territoriale "INSIEME PER LA GIUSTIZIA"
Patrizia Gianoncelli, figlia di
Franco - alla quale, come a suo tempo riferito (cfr. 'l
Gazetin, aprile 2001),
l’Istituto bancario SanPaolo IMI aveva prelevato
coattivamente dal conto corrente una somma di dieci milioni,
mandandolo in rosso di sette milioni - aveva presentato un’articolata
denuncia alla Procura della Repubblica di Sondrio, chiedendo di
essere informata in caso di archiviazione. Ora si apprende - dal
fascicolo da lei messo a disposizione dell'Associazione - che, già
a far tempo dal 29 novembre, quella denuncia è stata
archiviata, senza che fosse stata resa all’interessata alcuna
comunicazione al riguardo. La Procura della Repubblica di Sondrio non
ha ravvisato alcun reato di appropriazione indebita, né quelli
di abuso di potere e di violazione della legge sulla privacy
(ci riferiamo alla divulgazione di informazioni riguardanti i
movimenti sul conto corrente di Patrizia).
Franco Gianoncelli
aveva depositato sul conto corrente della figlia una somma di lire
dieci milioni, pari al controvalore di un assegno circolare, emesso
dalla Banca Popolare di Sondrio e girato a suo nome dal cassiere
dell’Ufficio Postale in pagamento della pensione di settembre,
maggiorata del rimborso crediti d’imposta derivante dal Modello
730/2000. La somma era stata successivamente prelevata per esigenze
familiari. In data 14 marzo 2001, l’avvocato Marco Bonomo
(abbiamo rilevato il nome dagli atti della Procura, in quanto la
firma sulla lettera è illeggibile), su ordine del Curatore,
ventilando azioni legali, aveva intimato all’Istituto bancario
SanPaolo IMI di versare il predetto importo al fallimento.
L’intimazione è avvenuta nonostante il Tribunale di
Sondrio, con ordinanza n. 1778 del 13/12/2000, avesse sancito la
liceità dell’incasso, stante la particolare disciplina
che regola gli assegni circolari. La Banca, senza emettere alcun atto
impugnabile e senza preavviso, ha prelevato la somma dal conto di
Patrizia, completamente estranea al fallimento, mettendola di fronte
al fatto compiuto.
Patrizia è rimasta disoccupata per oltre
otto anni. Dopo taluni lavori saltuari di somma fatica, quali spalare
neve e pulire strade, nel mese di luglio 2000 aveva trovato un posto
di lavoro fisso, part time, presso un’impresa di pulizia
(stipendio lire 800.000 mensili). Ha condotto una vita di sacrifici e
di rinunce. La sua situazione familiare non le consentiva di
scialacquare. Nel mese di aprile 2001 (dopo dieci mesi di lavoro) era
riuscita a risparmiare tre milioni per le emergenze. La Banca glieli
ha portati via per versarli al fallimento.
E la Procura della
Repubblica di Sondrio ha archiviato!!!, creando, peraltro, un
pericoloso precedente. Ciò, infatti, sta a significare che,
ogni Banca, come e quando vuole, nell’esercizio di una
"giustizia fai da te", potrebbe soddisfarsi sui conti
correnti bancari da essa gestiti: tanto, per la Procura della
Repubblica di Sondrio il fatto non costituisce reato.
Franco si è
presentato di persona allo sportello dell’Istituto bancario
SanPaolo Imi e, dopo aver formalmente incassato la somma, ha
incaricato il cassiere di depositare la stessa sul conto di Patrizia
(proprio per non mettere il denaro sotto il materasso). La Banca, ha
effettuato l’accredito e, in virtù di girata per
l’incasso, si è surrogata al beneficiario nella esazione
della somma dalla Banca Popolare di Sondrio, che aveva emesso
l’assegno.
Nella relazione del 25/09/2001, l’Ufficiale
di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza, M.O. Elvis
Spagnolatti, incaricato delle indagini, afferma che l’assegno
circolare non è stato girato e che pertanto Patrizia non era
legittimata a incassare il relativo importo. Se la girata non è
valida per Patrizia, non lo è nemmeno per l’IMI
SanPaolo. È per caso sfuggito che l’assegno circolare è
stato riscosso direttamente da tale Istituto, giratario per
l’incasso? A che titolo la Banca, in assenza di girata, si è
arrogata il diritto di versare la somma al fallimento? Solo Franco
avrebbe avuto interesse a eccepire la mancata girata. Ma così
non è stato. Franco ha ammesso di aver incassato l’assegno.
Lo ha ammesso al punto di intraprendere un’estenuante azione
giudiziaria (quattro ricorsi avanti il Tribunale di Sondrio e tre
ricorsi per Cassazione) per tutelare il proprio diritto a trattenere
le somme. Il Tribunale, pronunciandosi contemporaneamente su due
ricorsi, con la sopraccitata ordinanza n. 1778/2000 (impugnata per
Cassazione), pur ritenendo che i crediti d’imposta fossero di
competenza del fallimento, aveva sancito, si ribadisce, la liceità
dell’incasso da parte dei beneficiari degli assegni
circolari.
Nella relazione del M.o Spagnolatti si legge che il
legale della procedura fallimentare della società Gianoncelli
Franco Peppino e Bruno Snc portava a conoscenza dell’istituto
di credito sopra indicato, mediante l’inoltro di opportuna
documentazione, l’esistenza di una ordinanza del Tribunale di
Sondrio (trattasi in realtà del Decreto del Giudice Delegato
15 dicembre 2000, notificato il 21 dicembre 2000) che ingiungeva a
Franco Gianoncelli (e quindi non alla Banca) la consegna di tali
somme. L’ingiunzione, emessa in ottemperanza all’ordinanza
n. 1778/2000, non riguardava l’assegno circolare, bensì
i crediti d’imposta, aventi peraltro importo diverso da quello
dell’assegno. Franco aveva rappresentato la propria
impossibilità a versare la somma, incassata ben quattro mesi
prima, in quanto con la stessa aveva dovuto sopperire al mancato
introito, a far tempo dal mese di novembre, della pensione, aveva
dovuto far fronte a spese sanitarie, a spese legali e a spese
straordinarie, rinviate da fin troppo tempo. Franco, per non aver
ottemperato a quel decreto, il 17 gennaio 2001 dovrà comparire
davanti al G.U.P. (cfr. il servizio
di V. Mottarelli a pag. 4).
Il citato
Ufficiale di P.G. ha proposto al P.M., dott.ssa Michela Guidi,
l’archiviazione nei confronti del Direttore dell’Istituto
bancario SanPaolo Imi, dott. Riccardo Speziale con la
motivazione che il suo comportamento rientra nell’applicazione
della normativa ABI e del C.C., per di più nell’esecuzione
di un pagamento rivelatosi inefficace ai sensi dell’articolo 44
della Legge Fallimentare. L’ABI non può certamente
derogare alla legge che disciplina gli assegni circolari, titoli di
credito che debbono essere onorati, pena la levata del protesto.
L’assegno circolare nominativamente intestato a Franco
Gianoncelli, non è mai stato onorato nei confronti del
beneficiario, in quanto l’IMI SanPaolo ha versato il relativo
importo al fallimento, prelevandolo dal conto di Patrizia. La Banca,
invece, una volta accertata l’assenza della girata, avrebbe
dovuto restituire quanto prelevato dal conto corrente di Patrizia
alla Banca Popolare di Sondrio, la quale, a sua volta, avrebbe dovuto
versarla direttamente al beneficiario Franco Gianoncelli. L’iter
conseguente la mancata girata, in tal modo, si sarebbe concluso senza
danni per la famiglia Gianoncelli. Grave è, in ogni caso, il
fatto che Franco venga chiamato a rispondere penalmente di
"distrazione" di una somma che, stante il presupposto
creato dal SanPaolo, non ha mai percepito. Quanto al richiamo
all’articolo 44 della Legge fallimentare è appena il
caso di rilevare che il SanPaolo non è certo la "buona
coscienza" di Franco Gianoncelli, chiamato dal G.D. a versare i
crediti d’imposta al fallimento. Una cosa, infatti, è
l’assegno circolare (sostitutivo del contante) inerente la
pensione INPS di settembre maggiorata dei crediti d’imposta, e
altra cosa è l’ordinanza di dicembre con la quale il
Tribunale ha deciso in merito alla competenza dei crediti d’imposta
a seguito di ricorsi regolarmente presentati.
L’archiviazione
nei confronti del Curatore, dottor Marco Cottica è
stata proposta in quanto non egli direttamente, bensì
l’avvocato Marco Bonomo, chiese al direttore della Banca di
versare al fallimento la somma di lire 10.000.000. Pensavamo che i
legali agissero in nome e per conto dei propri clienti e che,
comunque, la Procura della Repubblica procedesse d’ufficio nei
confronti di soggetti per i quali in corso di indagini venissero
ravvisate specifiche responsabilità. Resta, in ogni caso, il
fatto che Franco ha sudato sangue per difendere i propri diritti in
via giudiziaria, con scarsi risultati (per ora), mentre per il
fallimento è stata sufficiente una semplice lettera di un
legale per ottenere ipso facto la somma richiesta.
Naturalmente a spese di Patrizia Gianoncelli.
La richiesta di
archiviazione per entrambi gli indagati, inoltrata dal P.M. al G.I.P.
con la formula general-generica della «infondatezza della
notizia di reato», ci sembra di una gravità inaudita. E
poi, com'è possibile che l’archiviazione sia stata
disposta dal GIP, senza che la relativa richiesta del PM, come
peraltro risulterebbe aver esplicitamente disposto, venisse
notificata per l'eventuale (mai come in questo caso scontata)
opposizione - consentita dalla vigente procedura - da parte
dell'interessata?
Certo, Patrizia potrebbe promuovere azione
civile nei confronti dell’IMI SanPaolo per il reintegro del
maltolto, ma con quali soldi? Tutti i suoi risparmi (tre milioni)
sono finiti nelle casse del fallimento. E con quale risultato, poi?
…se il buon giorno si vede dal mattino?
[DIDASCALIA DELL'ILLUSTRAZIONI (che viene omessa nella
versione on line)]:
Patrizia Gianoncelli. La sua
denuncia è stata archiviata dal Gip Della Pona, senza
comunicazione
(da 'l Gazetin, GENNAIO 2002)
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