CASO CODAZZI. ULTIMA PARTE DELLA MEMORIA DIFENSIVA; POI LA PAROLA AI GIUDICI D'APPELLO
«Il mio furgone ridotto a un merdaio»
Ma nessuno si è preoccupato di accertare chi e perché abbia voluto tutto questo
Si è preferito imbastire un processo-farsa a carico del danneggiato

di LUCIANO CODAZZI

È datata 30/11/1993 la lettera a firma dell'Avv. Giuseppe ROMUALDI che ha dato origine al procedimento penale, e poi alla condanna, nei miei confronti. Io non ho mai avuto modo di vederla (in questa nuova stesura, diversa dalla bozza del 18/11/1993): sono venuto a conoscerne l'esistenza all'interrogatorio di cui riferirò tra poco e ho poi avuto modo di vederla soltanto nel momento in cui ho richiesto gli atti del fascicolo per il ricorso in appello. È da presumere, anche se io non posso confermarlo, che sia poi stata inoltrata, sempre a cura dell'Avv. Romualdi, a tutti i destinatari in indirizzo.
   Tornando alle cose certe, l'informazione di garanzia è del 10/03/1994: in essa si nomina difensore d'ufficio lo stesso Avv. Romualdi (!), il quale in data 12/03/1994 chiede di essere sostituito avendo rinunciato al mandato... Con l'avviso di garanzia vengo a conoscere l'imputazione e mi viene notificato l'avviso a comparire per essere interrogato il 06/04/1994. All'interrogatorio sono assistito dall'Avv. Amerigo MERIZZI, al quale nel frattempo avevo già affidato altri incarichi: il relativo verbale mi sembra steso correttamente dal PG Fausto BATTAGLIA, anche se il mio legale non fa rimarcare - come invece gli avevo richiesto di fare - il fatto che sono sprovvisto di carta d'identità e che questo è un problema assolutamente urgente e prioritario da risolvere. A proposito di questo argomento, in ogni occasione tutti sviano il discorso come se fosse una mia strana fissazione e non una realtà concreta e lampante, come del resto gli atti e i fatti dimostrano.

Strani testi
   Il nipote (Placido AZZALINI). Già nei motivi d'appello (integralmente pubblicati nel Gazetin del settembre 1997) vengono svolte dal mio difensore considerazioni appropriate circa questo strano teste. Va ribadito e sottolineato: a) che io non l'ho mai visto né sentito; b) che nulla poteva sapere né del mio lavoro, né nello specifico di quanto potesse essermi successo a Novate Mezzola. Le considerazioni, poi, che svolge sulla mia persona, quali risultano agli atti del fascicolo, sono -mi pare- al limite della querela. In ogni caso sono del tutto estranee ai fatti. Il ruolo di questo teste dimostra la singolare conduzione delle indagini e dell'intero procedimento e ritengo che debba essere "rivoltato" contro il PM e il GIP, come già si è avuto modo di considerare.
   Il fratello (Alberto CODAZZI). Simile al precedente, ma ancor più grave il ruolo di questo teste. Specie per quanto riguarda l'indebita, non richiesta, illegittima intromissione nell'affidamento del furgone. Gravissime poi le considerazioni circa la mia "inaffidabilità", che rasentano la diffamazione. Eloquente, comunque, la lettera del suo legale (Avv. Giovanni VALBUZZI, 29/03/1994) che a un certo punto compare a riprova dell'indebita intromissione. A proposito dei raggiri che hanno coinvolto familiari e parenti, voglio poi introdurre io un teste e un episodio che può forse illuminarne un po' l'orchestrazione. Domenica 13/02/1994 si presentò a casa mio zio Dino CANOVI, chiedendomi se ero disposto a vendergli il furgone. Non esistendo rapporti particolarmente buoni con lui, trovai un po' strana la proposta che veniva facendomi nella situazione in cui mi trovavo e gli chiesi chi lo mandasse, poiché io sospettai che agisse per conto di qualcun altro. Lui non mi rispose e io chiusi quindi la faccenda dicendogli che non potevo venderlo poiché era in mano alla giustizia e, allo stato, non potevo disporne; oltre tutto, sprovvisto di documento, non potevo firmare nessuna procura di vendita. Tutte cose che rispondevano esattamente alla realtà dei fatti.

L'ispezione al furgone e altri punti salienti del processo
   In data 09/04/1994 si ha la richiesta di rinvio a giudizio. Il difensore Avv. Merizzi chiede l'ispezione al furgone (nota del 19/04/1994). Avvertendomi che poteva essere un po' costoso, ritiene inizialmente che sarebbe comunque stato più opportuno effettuare un sopralluogo con un Notaio per ispezionare il furgone e per inventariare ufficialmente le merci. Detto fatto, il 06/06/1994 ci rechiamo sul posto con il Notaio Amedeo LEONE che però, fatta aprire la portiera e visto il luridume che c'era, ritiene di non poter procedere oltre e fare alcunché: sarebbe stata necessaria un'autorizzazione scritta del magistrato, mentre l'Avv. Merizzi aveva ottenuto soltanto un assenso verbale del GIP De Rosa (come viene riportato in una nota del 27/05/1994).
   Con decreto 23/05/1994, intanto, era stata fissata l'udienza preliminare per il 24/11/1994.
   Il 13/06/1994 viene emessa la disposizione della Procura della Repubblica a procedere all'ispezione, che viene effettuata dall'ispettrice Tiziana ORLACCHIO il 23/06/1994; il relativo verbale viene rassegnato in data 04/07/1994. All'ispezione è presente anche un assistente della Sig.a Orlacchio di cui non conosco il nome, il dott. Matteo RUSSO che doveva assistermi per la parte fiscale e tributaria (bolle, fatture, scontrini e altra documentazione) concernente la merce che trasportavo al momento del fermo, l'Avv. Merizzi e il Sig. Albertazzi titolare dell'autofficina. Per il Dott. Russo, anticipatamente pagato, avevo predisposto un prospetto manoscritto delle merci, dei documenti e delle altre cose che sapevo essere sul furgone al momento del fermo affinché li facesse inventariare, ovvero venisse annotato che non erano stati rinvenuti, durante l'ispezione. Così invece non fece, ritenendo che non fosse necessario, e io mio malgrado dovetti accettare, non avendo ovviamente modo di obbligarlo. All'ispezione è presente anche un parente (mio zio Giglio CANOVI) che già mi stava seguendo e assistendo in questa triste faccenda, incoraggiandomi a proseguire per ottenere giustizia e risarcimento (ricordo che, alla vista delle condizioni in cui si trovava il mezzo, ebbe un attimo di commozione e se ne uscì con una frase del tipo: «Nemmeno nella battaglia di Buglio del 16 giugno 1944 ci hanno trattato così!»).
   A pag. 152 del verbale si annota: «50 scatole di pizzoccheri da grammi 500», come da fattura Moro, ma in realtà esistevano solamente parti di scatole bucherellate dai topi (e nessuno ha accertato quante fossero), il cui contenuto era stato completamente mangiato. Le merci alimentari (pizzoccheri, paste, farina, etc.) erano completamente scomparse, mangiate dalle pantegane, e a malapena si poteva scorgere qualche rimasuglio delle confezioni in cui erano contenute in origine; il tutto cosparso di escrementi di pantegane (l'ispettrice si limita a far annotare il ritrovamento di un topolino in una coperta) e monnezza di ogni genere. La qual cosa, ovviamente, non sarebbe potuta accadere se il furgone fosse stato tenuto con le dovute garanzie, chiuso e all'asciutto. Invece risultava visibilmente ammaccato e lesionato, presentando forature (che, come attestano le fotografie, non aveva quando si trovava nel parcheggio antistante la caserma di Novate Mezzola - da chi, quando e come sono state causate?). L'interno, dunque, pieno di escrementi; il tutto umido e marcio tanto da presentare una rivoltante situazione, maleodorante e nauseabonda. C'era da chiedersi se un mezzo in quella condizione, spostato in giro per la provincia (Novate, Prata, Ardenno, Buglio, Postalesio) per disposizioni e scopo ancora abbastanza oscuri, non abbia costituito anche un serio pericolo per l'igiene pubblica. Annoto, in proposito, che qualche giorno dopo l'ispezione, avvertendo un insistente prurito a una gamba, dovetti recarmi al Pronto Soccorso di Morbegno dove il medico di Guardia, dicendo trattarsi presumibilmente della morsicatura di qualche insetto, mi praticò prudenzialmente la vaccinazione antitetanica (01/07/1994, documentazione esistente).
   A pag. 153 del verbale, rigo 17, si rileva il reperimento di «un portamonete contenente alcuni spiccioli e gettoni» (salvati dai topi, perché nemmeno loro mangiano il metallo!) senza però specificare l'entità dell'importo, cosa che avrebbe evidenziato come tale somma sarebbe stata sufficiente a continuare la telefonata al 113 per il mio soccorso.
   A pag. 155 si dice che non potevo ritirare il mezzo per motivi economici, ma non si dice - come al solito - la ragione prioritaria che me lo impediva e cioè che ero sprovvisto di documento.
   Sta di fatto che il Sig. Albertazzi si rifiuta di far scaricare quel luridume sul suo piazzale e l'Ispettrice fa pertanto chiamare i Vigili del Fuoco, senza per altro specificare il tipo di intervento che veniva richiesto (e questo, con il relativo seguito, la dice lunga sui costi che vengono fatti sopportare al contribuente per la gestione di indagini fatte "alla carlona"...) per cui giungono con i mezzi per lo spegnimento di un ovviamente inesistente incendio. I VVFF rimangono per circa tre ore, ma senza venire a capo di nulla poiché, trattandosi di immondizia, non risulta essere di loro competenza. Successivamente viene chiamata l'Azienda Servizi Municipalizzati di Sondrio perché venisse con un mezzo idoneo per trasportare il luridume. Risultando però Postalesio al di fuori della circoscrizione territoriale di loro competenza, all'ASM dicono che occorre rivolgersi al Comune (Postalesio). L'ispettrice Orlacchio chiede allora l'intervento dell'USSL (Servizio Igiene): arriva un tecnico o vigile sanitario che, vista la situazione, munisce anzitutto i presenti (compreso il sottoscritto) di mascherine e, effettuata la verifica, dà disposizione che tutto venga collocato in discarica previa disinfezione. Chiede pertanto l'intervento urgente del Sindaco il quale dispone di far venire l'addetto (Sig. ROSSI) con un mezzo per eseguire le istruzioni del Servizio Igiene Pubblica.
   Le ragioni per cui mi rifiutai di sottoscrivere il verbale redatto dall'ispettrice Orlacchio sono certamente facili da comprendere. Innanzitutto: che senso aveva fare una sorta d'inventario di quanto reperito, non esistendo alcun inventario precedente? (E dire che io vi avevo tutto il necessario per la mia sopravvivenza...! per questo insistevo a chiamarlo "autocasa"). La Moiolacar aveva risposto - quando il mio legale le aveva chiesto a che titolo detenesse il mio furgone - che per tutta la documentazione occorreva rivolgersi alla Procura della Repubblica, ma, perlomeno agli atti del fascicolo, non compare alcun altro inventario, malgrado i numerosi spostamenti e il passaggio in mani diverse del mezzo. Cosa poteva dunque dimostrare l'inventario di un mezzo ridotto a un "merdaio"? Come poteva dimostrare che nel furgone vi fosse o non vi fosse più ciò che vi era al momento del fermo? che qualcosa potesse essere stato sottratto o, com'era evidente, mangiato da topi e pantegane; o che fosse andato completamente distrutto per l'incuria con cui era stato tenuto? Inoltre, con riferimento alla merce "inventariata" (specialmente scatole di pasta), non si è in alcun modo cercato e il verbale non riferisce dell'esistenza di fatture e scontrini relativi, di modo che potesse essere certificata (ai fini contabili e fiscali) la distruzione della parte commestibile della merce stessa.
   In tale diniego alla sottoscrizione non venni per nulla assistito né appoggiato dal mio difensore che anzi, inspiegabilmente, dopo aver lui richiesto l'effettuazione del sopralluogo non utilizza in alcun modo l'esito dell'ispezione a mia difesa, per insistere nelle denunce da me precedentemente inoltrate né per avviare alcuna altra azione eventualmente ritenuta più confacente a difendere i miei interessi (cosa lo pago per fare, allora? A questo proposito, poi, debbo annotare che dell'ultimo assegno versatogli a saldo - Banca di Valle Camonica n. 000571912509 del 17/06/1994 - sono tuttora in attesa di fattura). Tale insoddisfazione si conclude nella lettera 07/11/1994 dell'Avv. Merizzi al GIP, per informarlo della revoca del mandato, cui allega la nota con le mie lamentele e i rilievi circa i punti sopra accennati.
   16/11/1994: rinuncia alla difesa d'ufficio da parte dell'Avv. Mario POLINI, in relazione a precedenti "esperienze" (vicenda del fallimento) già ricostruite sul Gazetin (cfr. «A che serve aver ragione?», febbraio 1998).
   19/11/1994: il GIP nomina avvocato d'ufficio l'Avv. Roberto GOLA.
   24/11/1994: all'udienza preliminare io non compaio, perché sprovvisto di documento, e risulto essere difeso d'ufficio dall'Avv. GOBBI FRATTINI (?), mai visto né sentito, da chi e quando nominato? Da quel momento non ricevo più alcuna notifica, né vengo contattato o sentito dai difensori d'ufficio via via succedutisi, dei quali ignoro completamente l'esistenza (nessuno di loro mi ha mai cercato). L'udienza preliminare si conclude con il rinvio a giudizio per l'11/07/1995.
   Il 30/01/1996 si tiene la seconda udienza; per arrivare poi alla terza e finale in cui viene emessa la "magnifica" sentenza. Anche in quest'ultimo caso, l'avvocato d'ufficio non si è in alcun modo messo in contatto con me.

(3. fine)

I falsi contenuti negli atti

7. Testimone?
«CODAZZI Giovanni. Via Cesura, 4 - Sondrio». Ma chi è, a quell'indirizzo? E a quale titolo viene chiamato? Io non so nemmeno chi sia!
È il caso che ciascuno si faccia carico delle proprie responsabilità.

8. Il fanta-orario
A proposito del girovagare per la provincia del furgone, un'altra falsità emerge dai verbali: Albertazzi (il titolare dell'autofficina) riferisce, così firmando il relativo verbale, che ha ricevuto in consegna il furgone alle ore 15.30. Io non mi trovavo a Buglio quel giorno (7 febbraio 1994), non essendo stato in alcun modo preavvertito né informato di alcunché, ma il Sig. Franco BORROMINI, che fa l'autista della corriera di linea, mi ha poi riferito che, verso le ore 9 del mattino, avevano trasportato il furgone in un'area del Comune nelle vicinanze della mia abitazione e che alle ore 16.20 l'avevano appena caricato per spostarlo e infatti è sceso da Buglio, scortato dai Carabinieri, proprio davanti alla corriera fino alla frazione di Villapinta. Per cui devono necessariamente averlo consegnato all'Albertazzi più tardi.

9. La fanta-notifica
Per la querela Moiola-Car risulta agli atti del fascicolo (pag. 66) la notifica della richiesta di archiviazione del P.M. dott. Avella che sarebbe stata effettuata in data 06/08/92 tramite i Carabinieri di Berbenno (perché non quelli di Ardenno, cui territorialmente fa capo Buglio in Monte?). In realtà ho già avuto modo di raccontare per filo e per segno ('l Gazetin, ottobre 1996) come riuscii a ottenere quel documento recandomi personalmente presso il tribunale il 21/07/92 e poi, risultando illeggibile, facendomelo "tradurre", sempre presso la Cancelleria del Tribunale, in data 28/07/92. Questi Carabinieri di Berbenno, dunque, io non li ho mai visti né sentiti. Non si capisce la ragione di questa alterazione, ma il dott. Avella dovrebbe ben sapere che l'induzione a dire il falso è punibile con la pena dai 2 ai 6 anni di reclusione.

[DIDASCALIA DELL'ILLUSTRAZIONE:]
Il mitico portamonete reperito sul furgone «ridotto a un merdaio» e, nella pagina a fianco, Luciano Codazzi ritratto con alcuni amici

(da 'l Gazetin, SETTEMBRE 1998)


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