Storia della villa "Sasso Remenno"

VAL MASINO. LA VILLA "SASSO REMENNO"
Iobizzi vuol vederci chiaro
4ª puntata, dove si racconta che la Regione considera nulla l'alienazione, che il Comune chiede il reintegro nelle proprietà comunali del terreno "Piessa" venduto a Mesiano e che il Tribunale respinge le pretese risarcitorie

Uno dei primi atti dell'amministrazione Iobizzi (1985-1990, poi confermato ad un secondo mandato per il quinquennio 1990-1995), non so dirvi se direttamente legato a questa storia (probabilmente questa ed altre), è l'allontanamento e la sostituzione del Segretario comunale. Esce dunque di scena in maniera definitiva, almeno ufficialmente, Giuseppe Angelone, uno dei protagonisti della nostra storia. Altra decisione, che viene formalizzata nella primavera del 1986, quando il contenzioso per il risarcimento comincia a entrare nel vivo, è quella di revocare l'incarico all'avv. Venosta e, conseguentemente, la linea difensiva che instaurava un contraddittorio tra il Comune e il Sindaco pro tempore G. Songini piuttosto che con Mesiano, per affidarlo all'avv. Piero Camanni. Il Comune di Val Masino rinuncia in tal modo alla domanda di sequestro conservativo e assume una posizione difensiva in linea con quella della difesa Songini (assunta dall'avv. Angelo Schena).
Nel frattempo, sul piano amministrativo, viene approfondita tutta la complessa materia inerente i terreni di civico demanio comunale o frazionale (terreni cioè gravati da usi civici) e circa le modalità per la loro alienazione. Risulta infatti che anche altre compravendite, senza arrivare agli aberranti eccessi della nostra storia, fossero state fatte - come posso dire? - un po' alla buona e comunque senza rispettare tutte le formalità. La qual cosa, come si può ben capire, metteva in una certa difficoltà il nuovo Sindaco che, intendendo ripristinare il diritto in una vicenda che ormai si palesava chiaramente come un abuso minacciando altresì pesantemente… le casse comunale, si sarebbe trovato a dover rivedere con lo stesso criterio anche altri casi analoghi. Rispondendo ad uno specifico quesito rivolto in questo contesto dal Comune, il Servizio usi civici del Settore Agricoltura e Foreste della Giunta regionale della Lombardia nel maggio 1986 (prot. 763/B) precisava pertanto i diversi aspetti della questione. Chiarito che doveva considerarsi nulla l'alienazione dei terreni in questione che fosse intervenuta senza la prescritta autorizzazione ministeriale (fino all'entrata in vigore del D.P.R. n. 616/1977) o regionale, la Regione puntualizzava che, analogamente al precedente operato del Ministero dell'Agricoltura e Foreste e in conformità agli orientamenti del Consiglio di Stato, non intendeva accordare autorizzazione a vendite deliberate dall'Amministrazione Beni frazionali Piessa senza analoga deliberazione del Consiglio comunale, trattandosi di atto di straordinaria amministrazione. La comunicazione si concludeva indicando le possibili strade di "soluzione": la legittimazione (in pratica una sorta di sanatoria, sempre che ricorressero le condizioni previste dalla normativa in materia e fatta salva la competenza degli organi dello Stato stante il periodo cui risaliva l'acquisto di Mesiano) oppure la reintegrazione del terreno nel civico demanio frazionale, come previsto dalla legge e ora di competenza regionale.
- Ah! Questo sì che è un chiarimento importante e decisivo! E avrà certamente consentito di risolvere tutti i problemi, in un senso o nell'altro…
In linea teorica, sì. Infatti, proprio su questi presupposti, una serie di situazioni verranno in seguito sistemate. Ma il fatto è che Antonino Mesiano riteneva di non aver bisogno di alcuna "legittimazione", così come non ritenne di sanare in sede di condono la modifica sostanziale della localizzazione dell'edificio (cfr. piantina pubblicata nel numero precedente), perché, come abbiamo visto, si considerava lui il danneggiato. Così, nella stessa adunanza del 24 maggio 1986 che determinò la nuova linea di difesa dell'Amministrazione nella causa per risarcimento e ne affidò l'incarico all'avv. Camanni, il Consiglio comunale (deliberazione n. 91), con 10 voti favorevoli e il voto contrario di Mariano Cassina («poiché la situazione che si delinea per il caso Mesiano è generalizzata»), decise di «chiedere il reintegro nelle proprietà comunali del terreno alienato a Mesiano Antonino dall'amministrazione Piessa, poiché la vendita conseguente è da considerarsi illegittima per irregolarità procedurali».
- Con un pronunciamento così importante la questione, pur con tutte le lungaggini burocratiche, è certamente destinata a risolversi. O sbaglio?
Cari miei, lasciatemi raccontare perché la delibera comunale è del 1986 e, nel 2000, siamo ancora qui, letteralmente nel campo di cinque pertiche… Per la verità, cosa ne fece il Sindaco Iobizzi di quel documento non so bene. È da presumere che abbia inviato l'istanza (anche se la delibera non precisa l'interlocutore della richiesta) alla Regione visto che, per sua stessa ammissione, è l'ente competente alla reintegrazione. Ma di atti amministrativi coerenti con quella impostazione non v'è più traccia, tanto che a un anno di distanza (delibera Consiglio comunale n. 89 del 09/05/1987) si propone invece una sorta di transazione con Mesiano: sanatoria dell'atto di vendita in cambio del ritiro dell'istanza di risarcimento e del rimborso delle spese legali sostenute dall'Amministrazione. Proposta che il Comune, successivamente (delib. Cc n. 174 del 96/12/1987), affida alla propria difesa affinché venisse inserita nella causa in corso (del tutto ingenuamente, si può dire con il senno del poi, poiché, in quella sede, il titolo di proprietà non aveva rilevanza alcuna). Dal che possiamo comunque dedurre che l'istanza di reintegro non venne mai inoltrata da Iobizzi ovvero, se inoltrata, che la Regione non le diede corso.
Nemmeno io so dirvi esattamente cosa sia successo a Milano. Quel che è certo, invece, è che non più tardi del settembre scorso (1999!), la Direzione generale Agricoltura della Giunta regionale scriveva all'Amministrazione Beni frazionali "Piessa" e al Sindaco di Val Masino segnalando che agli atti del suo servizio (che ora si chiama Ambiente rurale e politiche forestali) non risultava alcuna richiesta di alienazione mentre il mapp. 30/A del foglio 37, gravato da usi civici, sarebbe attualmente occupato da una costruzione. Dopo aver richiesto di comunicare cosa intendessero fare in merito, la nota concludeva ricordando ai due destinatari «che l'attuale 'possessore' del fabbricato non è proprietario del terreno» e «pertanto in ogni momento l'amministrazione può riprendere possesso di tale mappale». Punto. Per la Regione insomma, coerentemente a quanto sosteneva già tredici anni prima, l'alienazione, risultando nulla, non è mai esistita. Posso ancora dirvi che l'Amministrazione dei Beni "Piessa" ha riposto comunicando tra l'altro che è in corso una vertenza giudiziaria tra il possessore della villa in località "Sasso Remenno" e il Comune, mentre io stesso ignoro se e cosa abbia risposto il Sindaco Cassina (se vuole colmare personalmente questa lacuna penso che il Direttore gli metterà volentieri a disposizione queste pagine, altrimenti ritengo sarebbe interessante che l'opposizione gliene chiedesse formalmente conto).
Mi sono un po' dilungato, senza però mantenere la promessa di riferirvi come andò a finire la causa per il risarcimento. Rimedio subito, cominciando col dirvi che la nuova difesa del Comune, nel gennaio 1989, chiese al Giudice istruttore Francesco Saverio Cerracchio di sospendere il giudizio per trasmettere gli atti al Pretore penale di Morbegno, affinché questi contestasse a chi di dovere la illegittima costruzione del fabbricato, per modifica sostanziale della sua localizzazione ex art. 8, lett. c), della legge n. 47/85, il cui aspetto sanzionatorio penale è disciplinato dal successivo art. 20. Così non avvenne, invece, nei successivi tre anni ma, il 6 febbraio 1992 (N. 28), il Tribunale di Sondrio (Presidente Carmelo Guadagnino, Giudice Fabio Giorgi e Giudice relatore Antonio De Rosa) sentenziò comunque respingendo le pretese risarcitorie di Mesiano e "assolvendo" sia il Comune che il Sindaco pro tempore Gino Songini.
Antonino Mesiano presenta ricorso e si andrà dunque all'appello. Ma di questo e altro vi dirò… nella prossima puntata.

el Gigiàt

[DIDASCALIA DELL'ILLUSTRAZIONE (che viene omessa nella versione on line)]:
Domenico Iobizzi, Sindaco di Val Masino dal 1985 al 1995

(da 'l Gazetin, GIUGNO 2000)

[3ª PUNTATA] [5ª PUNTATA]


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