caso Fallimento GIANONCELLI



CASO GIANONCELLI. GRIDA VENDETTA L’ULTIMA DECISIONE DEL TRIBUNALE

Fanfarillo “one self man

Il suo “pugno di ferro” ha colpito due generazioni della famiglia Gianoncelli e ora si appresta a colpire la terza*


di VANNA MOTTARELLI


Vergogna! Non v’è altro termine per definire il rigetto da parte del Tribunale di Sondrio del ricorso presentato da Giorgio, Diletto, Patrizia e Marinella Gianoncelli (eredi di Lina Moretti) per la ricusazione del giudice Fabrizio Fanfarillo.

Ci troviamo di fronte a quanto di più assurdo si possa immaginare. La causa relativa all’impugnazione del testamento di Lina Moretti promossa da Marco Cottica, curatore del fallimento è stata assegnata al giudice che l’ha autorizzata. A leggere l’atto di citazione vengono i brividi (avevamo già avuto occasione di parlarne in un altro numero). Il fallimento campa pretese addirittura sull’appartamento che Giorgio possiede da circa 10 anni e gli eredi di Lina Moretti sono stati diffidati dal costituirsi in giudizio, pena il pagamento di danni per lite temeraria.

Alla prima udienza la causa (già assegnata al dott. Fanfarillo e dallo stesso accettata) era passata al giudice Pietro Della Pona. Il tempo di tirare un sospiro di sollievo e… “patatrac”, ecco di nuovo la doccia fredda. Agli eredi Moretti non rimaneva che ricusare il giudice. I benpensanti (non certo chi scrive) avevano parlato di una svista: “Al Presidente del Tribunale sarà sfuggito che Fanfarillo è il giudice che ha autorizzato la causa”. – Altro che sfuggito!!! L’accettazione della causa e il rigetto del ricorso la dicono lunga in proposito.

Non è un mistero che il Tribunale di Sondrio sia avvezzo al rigetto dei ricorsi per ricusazione dei giudici (rari per la verità). Si sperava, però, che, essendo questo caso talmente eclatante, il senso della giustizia prevalesse sugli equilibri di palazzo. Buon senso avrebbe voluto che Fanfarillo, vistosi ricusato, avesse rinunciato spontaneamente per gravi ragioni di opportunità, determinando così la cessazione della materia del contendere. Pia illusione!!! Siffatto comportamento non è nello stile del “personaggio” (né rispecchia le aspettative del fallimento). E così, con la benedizione del Tribunale, ci ritroviamo di fronte a un one self man (i veneti direbbero: faso tuto mi), che può permettersi il lusso di autorizzare la promozione della causa, di condividerne per iscritto i contenuti, di nominare l’avvocato e di pronunciare la sentenza.

Potete immaginare con quale spirito verrà affrontato il giudizio. Se il passato fa testo, il futuro non lascia presagire nulla di buono.

Il pugno di ferro del dottor Fanfarillo ha colpito due generazioni della famiglia Gianoncelli e ora si appresta a colpire la terza.* Non sono forse bastate le pene patite da Lina Moretti e da Peppino Gianoncelli (che ancora oggi si rivoltano nella tomba)? Per non parlare dell’impressionante stillicidio di provvedimenti del giudice delegato, a cui è stato sottoposto Franco (con il pace-maker che ancora oggi fa da testimonial). Ricordiamo in breve. Fanfarillo ha avuto un ruolo di primo piano nella dichiarazione di fallimento della Società e di Gianoncelli Franco e Peppino (e nell’esclusione di Bruno) e nel rigetto delle domande dei creditori di estensione del fallimento a Gianoncelli Bruno (osando, in quest’ultimo caso, affermare in sentenza, a proposito di giurisprudenza consolidata, che la Cassazione aveva male interpretato le norme).

Non può essere sfuggito ai lettori che, in occasione delle drammatiche vicende inerenti l’acquisizione delle pensioni al fallimento (salvaguardata, ovviamente, la posizione di Bruno Gianoncelli), il giudice delegato si era addirittura cimentato nella diagnosi delle patologie di Franco e Peppino, ritenendole di non rilevante entità. Peppino, pochi giorni dopo detta diagnosi, non ci stancheremo mai di ripeterlo a costo di essere ossessivi, è stato ricoverato per otto mesi in ospedale e pochi giorni dopo la dimissione è morto.

E che dire del caso di Patrizia Gianoncelli? Il giudice delegato, sebbene debitamente informato che al fallimento era stata versata la somma di L. 10 milioni sottratta dal suo conto corrente bancario, non mosse un dito per regolarizzare la situazione.

Il giudice Fanfarillo, quando a Franco Gianoncelli, grazie all’intervento del Prefetto, venne corrisposta, a fine mese, la pensione maturata al primo del mese, non esitò (in deroga a ordinanza del Tribunale) ad autorizzare il curatore a effettuare il versamento della pensione in ritardo rispetto alla data di maturazione. Non ultimo, ha autorizzato il fallimento a costituirsi nell’appello promosso da taluni creditori (tra cui Giorgio e Diletto) dando man forte (alla faccia della par condicio) a un altro creditore, che si sta difendendo in prima persona. Il giudice in parola ha, inoltre, autorizzato la promozione o la costituzione in giudizio di una serie impressionante di cause di cui tre attuali nei confronti degli eredi di Lina Moretti, strettamente collegate a quella a lui assegnata. Non proseguiamo oltre per ragioni di spazio, ma l’elenco è lunghissimo.

Come può il Tribunale di Sondrio, in presenza delle predette circostanze, non ravvisare alcun motivo di ricusazione del giudice? È comunque disumano che gli eredi Moretti vengano costretti ad affrontare un giudizio in condizioni psicologiche di altissima tensione (a rischio di infarto!). Una ripassatina alla Costituzione italiana e alla Carta europea per i diritti dell’uomo non guasterebbe a nessuno…

A proposito. Sapevate che pochi giorni or sono la Cassazione ha sancito il diritto dei cittadini a muovere critiche, anche aspre, all’operato dei giudici? È una magra consolazione, direte voi, in quanto i cittadini preferirebbero che i giudici, che sbagliano o che abusano del loro potere, venissero chiamati a pagare di persona. Avete ragione ma… con i tempi che corrono e con questi chiari di luna bisogna accontentarsi di ciò che passa il convento. Sappiamo che il Tribunale di Sondrio, in primis il potente (o onnipotente?) dott. Fanfarillo, delle nostre critiche se ne farà un baffo e che questo articolo forse sarà oggetto di sollazzo generale tra amici al bar, ma fino a quando verranno garantiti i diritti di cronaca e di critica continueremo a gridare la nostra rabbia contro questa mala giustizia dilagante.


(da 'l Gazetin, AGOSTO 2004)

 

 

* L'espressione obliterata, ch'era stata ripresa dal giornale anche nel sommario sotto-titolo, è stata giudicata offensiva della reputazione del Dr. Fabrizio Fanfarillo con Sentenza del Tribunale di Brescia n. 4418/2009, passata in giudicato (Cassazione 25 marzo 2014).


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