caso Fallimento GIANONCELLI |
SONDRIO. “CASO GIANONCELLI”
“Un
onesto e laborioso commerciante”
…Franco
Gianoncelli esce dal Tribunale qual è sempre stato nella
vita
Dopo tante amare, finalmente qualche lacrima di gioia
(Sondrio, Red.) Il giorno 16 aprile, si è concluso con l’assoluzione su tutti i capi di imputazione, il processo che ha visto Franco Gianoncelli imputato di reati fallimentari, primo fra tutti quello di non aver chiesto (nel periodo 5 giugno 1997 – 3 dicembre 1997) il fallimento della Società Gianoncelli Franco, Peppino e Bruno Snc, di cui era socio e amministratore. Il collegio del Tribunale di Sondrio ha ritenuto che «il fatto non costituisce reato» per tre capi di imputazione (per non aver chiesto nel 1997 il fallimento, aggravando lo stato di dissesto dell’azienda, per aver eseguito pagamenti preferenziali negli ultimi mesi del 1997 e per aver distratto i crediti d’imposta incassati nel mese di settembre 2000, a seguito di presentazione del Mod. 730/2000) e che «il fatto non sussiste» per un capo di imputazione (per non aver ottemperato all’ordinanza del 15 dicembre 2000 del Giudice Delegato di restituire i crediti d’imposta). Erano presenti i familiari, gli amici, il direttore de ‘l Gazetin e alcuni componenti dell’ormai disciolta associazione Insieme per la Giustizia. È venuta nuovamente, in rappresentanza del gruppo di Varese, la signora Roberta Landonio.
L’imputato ha risposto con grande tranquillità e con determinazione alle domande del Procuratore della Repubblica, dott. Gian Franco Avella e a quelle dell’Avvocato Franca Alessio. Crediamo che nei pochi minuti dell’interrogatorio, Franco abbia visto scorrere, come in un film, gli ultimi anni della sua vita, nei quali ai drammi derivanti da un progressivo peggioramento del suo stato di salute, dalla perdita dell’azienda, del lavoro, degli immobili di famiglia, si sono aggiunti i drammi della morte del fratello Peppino (pure egli imputato e deceduto prima dell’inizio del processo) e della mamma Lina (a cui era legato da profondo affetto). Il tutto aggravato da capi di imputazione talmente gravi da indurre il Procuratore della Repubblica, al termine della requisitoria, a chiedere la condanna a due anni e quattro mesi di reclusione.
Franco e sua figlia Patrizia, ad avvenuta lettura del dispositivo della sentenza di assoluzione, hanno sciolto la tensione in un pianto liberatorio, che tanta commozione ha suscitato tra il pubblico, direttamente e visibilmente partecipe di questa gioia. L’assoluzione di Franco ha sollevato il morale (giunto ormai al minimo storico) e ha ridato speranze a quanti da anni stanno lottando per una giustizia vera, sinonimo di libertà. Ritorneremo sull’argomento non appena verremo a conoscenza delle motivazioni della sentenza.
[DIDASCALIA DELL'ILLUSTRAZIONE (che
viene omessa nella versione on line)]:
Sondrio,
16 aprile 2004. All’uscita dal Palazzo di Giustizia dopo la
sentenza di assoluzione
(da 'l Gazetin, MAGGIO 2004)
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