caso Fallimento GIANONCELLI



CASO GIANONCELLI”. TERMINATA, CON L’AVV. GANDINI, L’AUDIZIONE TESTI
Un fallimento pilotato?
E da chi e a quale scopo?
Ricostruite in aula, con dovizia di particolari, vicende che chiamano in causa ben altre responsabilità rispetto a quelle, palesemente inesistenti, dell’imputato…



a cura dell’Associazione “INSIEME PER LA GIUSTIZIA”



Il 31 gennaio 2002 si è tenuta una nuova udienza del processo che vede imputato Franco Gianoncelli. È stato sentito come teste l’avv. Marco Gandini di Milano, dello studio dell’avv. Taglioretti, legale di Franco e Peppino all’epoca in cui è stato dichiarato il fallimento, il quale, con pacatezza, ha spiegato che lo studio Taglioretti ha avuto la netta sensazione che Bruno Gianoncelli avesse presentato la domanda di fallimento sperando di far pressione sui fratelli per conferire ampi poteri a un professionista per la vendita degli immobili e per intraprendere trattative con i creditori.

Ricordava che l’udienza relativa alla prima procedura di fallimento, conclusasi con la dichiarazione dell’insussistenza dello stato di insolvenza della Società era stata molto “movimentata” e che il Giudice (dott. Pietro Paci) caldeggiava l’accordo nel senso proposto da Bruno Gianoncelli. Il legale ha avuto parole di grande apprezzamento per Franco e Peppino e non ha nascosto che lo studio Taglioretti è rimasto sconcertato dall’avvenuta dichiarazione di fallimento, nonostante l’impegno profuso dai soci (Franco e Peppino) per salvare la Società, e ancora più sconcertato è rimasto nell’apprendere che non fosse stato dichiarato fallito il socio Bruno. Ha precisato che nel secondo semestre del 1997 la situazione economica e patrimoniale era migliorata e che, a seguito del fallimento, aveva contattato il Curatore, dott. Marco Cottica, trovandolo però restio a estendere il fallimento anche a Bruno, tanto che per convincerlo gli aveva inviato un articolato parere, citando una serie di orientamenti giurisprudenziali.

È stato grande l’avv. Gandini! Ha dimostrato professionalità e, al tempo stesso, una grande carica umana. Ha regalato a Franco dieci anni di vita (e altrettanti ne ha regalati a noi). Grazie, avvocato! Quando incontriamo persone come lei, ritorniamo a sperare che, prima o poi, le cose vadano per il verso giusto.

Non sono però mancate le amarezze, né le novità. Molti si aspettavano che il Giudice, dott. Paci, si astenesse, in quanto la Corte d’Appello di Milano, pur ritenendo inammissibile, poiché tardivamente presentata, la dichiarazione di ricusazione resa da Franco, aveva statuito che nel merito fosse fondata. Invece il dott. Paci era lì, in qualità di presidente del Collegio giudicante, come se la cosa non lo riguardasse affatto. Per la ricusazione pende ora ricorso per Cassazione…

Il Collegio ha rigettato la domanda di Franco finalizzata a risentire la teste Vanna Mottarelli, messa a tacere dal Presidente durante la prima udienza e i tre fornitori (tali fino al 1996) che avevano affermato, in contrasto con gli atti e con quanto dagli stessi dichiarato all’Ufficiale di P.G., che il mancato pagamento delle fatture risalisse al periodo immediatamente precedente il fallimento (3 dicembre 1997). È stata rigettata la richiesta di risentire il teste Miotti, il cui precetto è stato utilizzato in tutte le salse a supporto delle domande di fallimento, il quale, dopo aver dichiarato all’Ufficiale di P.G. di aver saputo del fallimento dopo la cessazione del rapporto di lavoro e dopo essere stato interamente pagato (cose queste che corrispondono al vero), ha dichiarato in aula di non aver mai saputo del fallimento. È stata infine negata l’acquisizione d’ufficio dell’originale (anche al fine vedere chi ha firmato per l’incasso) dell’assegno circolare, non trasferibile, intestato alla Società Gianoncelli, di circa 22 milioni, introitato dalla Banca Popolare di Sondrio, Tesoriere Asl/SO nel 1997, dopo l’avvenuta chiusura del rapporto di conto corrente.

Ma la novità dell’ultima ora riguarda una sentenza, che è stata depositata agli atti del processo, con la quale il Giudice dott. Paci, ha stabilito che una somma di circa 138 milioni, proveniente da un libretto al portatore amministrato dal 1976 dalla sorella di Franco e dal di lei marito, apparteneva all’asse ereditario dei fratelli Gianoncelli, in quanto di proprietà del padre Diletto Gianoncelli, deceduto nel 1981. In altri termini Franco è venuto solo ora a conoscenza di un’eredità a egli nascosta per ben venti anni, eredità che se fosse stata posseduta a tempo debito avrebbe consentito ai soci di non ricorrere ai prestiti bancari, quantomeno in modo così massiccio, eredità che se fosse stata posseduta al 03/12/1997, sarebbe stata sufficiente per pagare integralmente la Società Longa e la Centrale Ortofrutticola, evitando così il fallimento.

La prossima udienza, durante la quale verrà eseguito l’interrogatorio dell’imputato, è fissata al 16 maggio 2002. Coraggio Franco!!! Noi siamo tutti dalla sua parte.



[DIDASCALIA DELLE ILLUSTRAZIONI (che vengono omesse nella versione on line)]:

  1. Franco Gianoncelli

  2. Il 13 febbraio 2003, a giornale in stampa, prosegue, con l’audizione testi, la causa civile intentata dal dott. Marco* Cottica nei confronti di Vanna Mottarelli e di Enea Sansi per le informazioni sul “caso Gianoncelli” divulgate dal giornale. In caso di sviluppi degni di nota, ve ne daremo notizia sulla prossima edizione






* NOTA: Erroneamente, nella versione cartacea, è stato riportato Corrado. 

(da 'l Gazetin, FEBBRAIO 2003)



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