SONDRIO. EPILOGO DEL “CAPITOLO VALTELLINESE” DEL LIBRO DI VELTRI E TRAVAGLIO

Tremonti/Mottarelli, il Tribunale di Roma
ha respinto il ricorso dell’ex Ministro

Ricostruzione, con qualche riflessione, di una vicenda emblematica dell’Italia anni 2000

di VANNA MOTTARELLI

È di questi giorni la notizia che l’ex ministro Giulio Tremonti ha perso la causa che aveva intentato nei miei confronti (nonché nei confronti di Elio Veltri, Marco Travaglio e della Casa editrice Editori Riuniti) nell’anno 2001 (in piena campagna elettorale) per la memoria tecnica pubblicata sul libro L’odore dei soldi. Per ora si conosce solo il dispositivo.

La notizia ha fatto rapidamente il giro della provincia, destando incredulità (Fantascienza o scherzo di carnevale?) e stupore (Possibile che un così potente personaggio abbia avuto la peggio su una sconosciuta qualsiasi?).

Sto ricevendo molte telefonate di congratulazioni. Non solo da parte degli amici (mi sono sempre stati vicini) e di persone che gravitano nell’area del centro sinistra (è un fatto abbastanza scontato) ma anche di persone che notoriamente gravitano nell’area di Forza Italia e dintorni (ne sono rimasta piacevolmente sorpresa).

Molti ricordano la vicenda (cfr. ‘l Gazetin, aprile 2001. Reperibile anche on linendr), altri l’hanno dimenticata e altri non ne avevano mai sentito parlare («Come hai potuto trovarti inguaiata con Tremonti?», è la domanda che va per la maggiore). Ecco in sintesi i fatti.

Il comico Daniele Luttazzi, la trasmissione Satyricon, il libro L’odore dei soldi, un’intervista a Marco Travaglio, talune battute sarcastiche all’indirizzo di Silvio Berlusconi e la potenza mediatica di RaiDue: è questo il cocktail esplosivo che ha cambiato il mio destino. Il giorno successivo alla trasmissione Satyricon la notizia era su tutti i quotidiani ed è partito, si fa per dire, “il castigamatti”.

Ma andiamo per gradi. Tutto è iniziato nel mese di agosto dell’anno 2000. In quel periodo Antonio Di Pietro ed Elio Veltri avevano presentato un’interrogazione parlamentare con la quale chiedevano al Ministro delle Finanze se corrispondesse al vero che Mediaset, oltre ad avere ottenuto consistenti benefici dalla legge Tremonti aveva una pendenza fiscale per aver versato meno imposte del dovuto. Il Ministro confermava il fatto. In contemporanea, la Commissione Tributaria di Milano pubblicava la sentenza con la quale dava sostanzialmente ragione a Mediaset.

Di Pietro divenne bersaglio di pesanti invettive a mezzo stampa da parte di Mediaset. La cosa mi fece dispiacere, in quanto nutrivo sinceri sentimenti di amicizia sia per Antonio di Pietro che per Elio Vetri. Decisi di aiutarli mettendo a loro disposizione la mia esperienza professionale in materia fiscale.

Fu così che, casualmente, feci la scoperta che vi erano rilevanti discrepanze tra la legge Tremonti e le relative circolari applicative. Predisposi una relazione che inviai a Di Pietro e a Veltri. L’elaborato venne integralmente e immediatamente pubblicato sul sito Internet dell’Osservatorio Europeo sulla legalità (www.antoniodipietro.org – Comunicato n. 24).

Nei mesi successivi, Elio Veltri e Marco Travaglio scrissero un libro intitolato L’odore dei soldi, il cui ultimo capitolo intitolato “Berlusconi detassa, Berlusconi incassa” si basava proprio sull’elaborato da me predisposto, di cui veniva trascritta letteralmente la parte prettamente tecnica, attribuendomene la paternità.

È a questo punto che entra in gioco Daniele Luttazzi. Marco Travaglio, nella primavera del 2001, presentava il libro L’odore dei soldi nella trasmissione Satyricon in onda su RaiDue. Daniele Luttazzi, nel corso dell’intervista, a proposito del terzo capitolo del libro, improvvisava, come era nello stile della trasmissione, una scenetta satirica in cui impersonificava Berlusconi nella duplice veste di colui che “detassa”, in quanto presidente del Consiglio all’epoca (1994), e di colui che ”incassa”, in quanto proprietario di Mediaset. Fu così che nacque “il caso” che scatenò le ira di Berlusconi, di Mediaset, di Forza Italia e di Giulio Tremonti. Fioccarono le cause civili con richieste di risarcimenti miliardari nei confronti di Daniele Luttazzi, della Rai, di Elio Veltri, di Marco Travaglio, della Casa Editori Riuniti. Tremonti (e solo lui) se la prese anche con me.

Daniele Luttazzi sarà a Sondalo per uno spettacolo domenica 13 febbraio. Spero di poterlo incontrare. Pur non conoscendoci ci unisce uno strano destino. Le nostre vite, a seguito di quelle poche battute, sono cambiate (non so se in meglio o in peggio, ma sono cambiate). Io sono stata oggetto di un burrascoso attacco da parte di Tremonti, mentre Luttazzi non ha più potuto lavorare in Rai.

Il libro andò a ruba. In poco tempo venne venduto un milione di copie. Scoppiò pure il caso politico. In campagna elettorale non si parlava d’altro. Francesco Rutelli, “cavalcava la tigre” con citazioni pubblicate sul settimanale L’Espresso, tratte dalla mia relazione. Di Pietro portò il caso all’attenzione della U.E. L’allora Ministro Ottaviano Del Turco, messo alle strette politicamente, decise di impugnare la sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Milano. È recente la notizia, diffusa a mezzo stampa, che la Commissione Tributaria Regionale di Milano aveva dato torto a Mediaset e che la società se l’è cavata alla grande con il condono fiscale.

Giulio Tremonti intimò di ritirare il libro e di non fare più ristampe. La Editori Riuniti di Roma rispose picche. Il potente personaggio, per tutta risposta, promosse la causa civile che mi ha visto coinvolta in prima persona, con la quale ha chiesto un miliardo (da devolvere in beneficenza…) a titolo di risarcimento del danno arrecato alla sua illustre immagine.

L’atto di citazione non mi colse di sorpresa. Il giorno precedente quello della notifica, durante una Tribuna Politica, a Elio Veltri venne consegnata in diretta TV la fatidica busta verde (e di che colore sennò?).

Arriverà anche a me, pensai. Così fu. Quando il portalettere mi consegnò la busta verde proveniente dall’Ufficio Notifiche della Corte d’Appello di Roma, dissi ai miei dipendenti: «È Tremonti che mi fa causa per il libro L’odore dei soldi».

«Come fai a saperlo, se non hai nemmeno aperto la busta?»

«Intuito ragazzi, intuito».

Veltri, Travaglio e la Editori Riuniti si appoggiarono a uno studio dal nome nobile e altisonante: “Ripa di Meana”. Io feci la scelta di costituirmi in giudizio separatamente, nominando miei difensori l’avv. Maria Rosina di Sondrio e l’avv. Francesco Paola di Sondrio. A loro va il mio più vivo ringraziamento per l’ottimo risultato.

Non mi sono lasciata travolgere dagli eventi, né mi sono lasciata prendere dal panico. Ero sicura del mio operato. Non avevo motivi per dubitare del buon esito della causa. Eppure mi sono trovata tra l’incudine (Tremonti) e il martello (gli autori del libro e la casa editrice). In giudizio, infatti, Giulio Tremonti ha mosso feroci attacchi alla relazione tecnica (la lingua batte dove il dente duole?), mentre gli autori del libro e la casa editrice, avevano fatto della mia relazione il loro “alibi” nel caso qualche cosa fosse girato storto.

Ho passato in assoluta tranquillità tutto il periodo della causa (durato quasi quattro anni) stante la mia cieca fiducia nella giustizia. Solo ora mi accorgo di aver corso un bel rischio. Me l’hanno fatto capire le persone che mi sono state vicine (che hanno sofferto in silenzio) e coloro che continuamente mi telefonano: «Non dubitiamo che tu avessi ragione ma non dimenticare che a farti causa è stato il potentissimo Giulio Tremonti, già Ministro dell’Economia e ora Vicepresidente di Forza Italia». Messaggio recepito.

Con il senno di poi è proprio il caso di dire che esiste il “Signore degli incoscienti”.

(da 'l Gazetin, FEBBRAIO 2005)

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