Otip-So. Lettere a un giovane poeta

Tessere la propria nudità

lettera su Barbara Matilde Aloisio

 

Monza, 26 dicembre 2003

 Mio caro giovane poeta,

sono felice che tu condivida con me l’entusiasmo per la prosa poetica di Francesco Osti, ma devo, tuttavia, frenare le innumerevoli urgenti richieste che, nella tua lettera di risposta, crescono di rigo in rigo con tono sempre più incalzante. Pazienta. Vorresti conoscere al più presto tutti i giovani poeti presenti nella provincia di Sondrio. Pazienta. Quanto prima possibile vorresti pubblicare i tuoi versi. Pazienta… Un albero – scrive Rainer Maria Rilke – non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senz’apprensione che l’estate non possa venire. Ché l’estate viene. Ma viene soltanto ai pazienti, che attendono e stanno come se l’eternità giacesse avanti a loro…

Barbara Matilde Aloisio è una poetessa/artista della Valchiavenna (classe 1980) che scrive con quella necessità viscerale a cui spesso ti richiami, ma senza cadere nello sfogo personale o, nelle migliori delle ipotesi, nello sfogo letterario. Barbara non è al servizio della scrittura. Ella si serve del filo della scrittura poetica per tessere la propria nudità. Rovescia il proprio corpo come un calzino. Apre all’esterno le ferite del suo spazio interno – negando, peraltro, un interno ed un esterno assoluti – cuce, secondo calibrati punti, intime lacerazioni, strappa cuciture malfatte e, suturando con lucida maestria, chiude la ferita poetica aperta.

Se i suoi versi non fossero poesia ma semplice sfogo personale, basterebbe che lei fosse l’artefice dell’operazione chirurgica e la paziente operata; ma Barbara, da vera poetessa, non si esaurisce così facilmente: la Aloisio è il primario, colui cioè che possiede la téchnē, è il paziente (parola d’infinita bellezza), colui cioè che misura tanto la téchnē del primario quanto la propria forza, ed infine è, anche e soprattutto, l’osservatore dell’operazione chirurgica in corso, colui che nel verso poetico può condensare, in giusti modi, dosi e tempi, l’intera essenza di queste tre dimensioni. Senza l’osservatore non si può rovesciare il mondo come un calzino, proprio o altrui che sia – sempre che una separazione esista –.

Ripeto spesso a me stesso: – Prenditi tutto il tempo che occorre. Non fare tutto. Fai poco e bene. Senza ansia – e ora, visto che me lo permetti, lo ripeto anche a te pur sapendo che il difficile non sta tanto nel riconoscere i buoni consigli, passo non secondario, quanto nel saperli mettere in atto. Nella tua lettera ti lamenti di non avere ampio spazio, tempo e mezzi per scrivere, dipingere e quant’altro. Averli è importante ma non indispensabile. Fondamentale è piuttosto avere ampie vedute. Un capolavoro d’arte si può dipingere in un angolo di stanza – pensa solo alle ridotte misure della Flagellazione di Piero Della Francesca, o della Crocifissione di Masaccio. Mi scrivi che ti manca il tempo. Ma come si può non avere tempo per respirare? Per nutrire il proprio essere? Per conoscersi? Comprendersi? Quanto alla mancanza di mezzi, credo ad un artista basti l’inchiostro che gli scorre nelle vene ed una cute su cui imprimere il proprio marchio d’amore – pensa a quanta poesia c’è in alcune performance di Gina Pane –; ad un poeta poi, credo basti ancor meno di una stilo, meno di un dito e della terra: un poeta può sempre scrivere i suoi versi nell’aria. Spesso i versi scritti nel vento sono quelli che si posano più lontano. Vorrei evidenziare, a tal proposito, almeno tre meriti di Barbara, perché credo ti possano aiutare nel “tessere la tua nudità” al di là di qualunque spazio, tempo e mezzo a disposizione.

Il primo merito risiede nella sua determinazione. In qualsiasi condizione ella sia, non si sottrae mai dallo scrivere ed operare artisticamente. Difficilmente si nasconde dietro un paravento di alibi.

Il secondo merito risiede nel coraggio con cui si affronta e si sperimenta. Ardite sono le visuali che ci offre. Ardite sono le trame analogiche che costruiscono i suoi versi quanto le sue composizioni. Ardito è il punto cruciale della sua poesia: stabilire una comunicazione fra elementi apparentemente non comunicanti. La poesia di Barbara canta, con animo distaccato ma con coraggio, il dramma dell’incomunicabilità; della sacrosanta necessità di costruire incroci tra orditi, montati su telai troppo distanti dalle navette che muovono le entrate e le uscite della trama.

Il terzo e ultimo merito sta nell’indipendenza dal giudizio altrui. Non si preoccupa di piacere o essere utile ad altri. Questa condizione le ha permesso di raggiungere, rapidamente, una propria cifra stilistica, per ora, molto centrata su di sé. È questa autoreferenzialità, tuttavia, a permetterle di condurre fino all’esito più estremo lo stato di incomunicabilità. Non è raro, infatti, che la sua poesia non venga compresa dal lettore medio. Affascina, specie per visioni e suoni, ma non viene capita. Credo proprio perché le sue poesie sono, ancora e soprattutto, affar suo. E, a mio avviso, per la Barbara di oggi è un bene. Non è questo il momento di incalzare i “punti” del suo Campionario di cucito poetico. Ora non è importante far capire quale vestito ella stia imbastendo (per cucire bene un vestito non ci vuole pazienza?). Ora è importante mettere il dito nell’attuale piaga delle piaghe: l’incomunicabilità. E formulare, implicitamente, un efficace antidoto: la poesia.

Bene, mio caro giovane poeta, spero di averti invogliato all’approfondimento di questa poetessa/artista e di aver contribuito, in qualche modo, al tessuto della tua nudità.

Troverai ulteriori indicazioni di carattere critico ed informativo su di lei, Osti ed altri sei autori della provincia, nel libro Tutta la forza della poesia che, in calce alla scorsa lettera, ti ho consigliato di acquistare. Aspetto impressioni su di loro e notizie circa il tuo scontro/incontro fra la calma della pazienza e l’impeto della creatività. Ti auguro di trovare, nei tempi più consoni, un punto di contatto, di amorevole equilibrio…

Ti abbraccio forte

Dome Bulfaro

P.S. – In coda ti lascio un testo di Barbara Matilde Aloisio tratto dal libro, fresco di stampa, Tutta la forza della poesia (LaboS Editrice, Morbegno 2003, € 10,50).

Ti prego di non darmi più del lei. Rapportiamoci il più possibile solo come uomini ed il meno possibile come cittadini di una, inutilmente sovrastrutturata, società

 

 

PUNTO CROCE

Il vivo vuoto che lacera

una verticale che non resiste la gravità

sanguinante perdurare

una cavalleria di cui disconosci le proprietà.

 

I bambini giocano in cortile

selvaggiamente cresciuti.

Barbara Matilde Aloisio

[DIDASCALIA DELL'ILLUSTRAZIONE (che viene omessa nella versione on line)]:

Barbara Matilde Aloisio, tra Luigi Picchi e Luciano Canova, alla presentazione del libro Tutta la forza della poesia. Morbegno 20 dicembre 2003 (foto A. Mazzoni)

(da Bottega letteraria, N. 13
ne 'l Gazetin,
GENNAIO 2004)

  come è andata la seconda edizione