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L'ALMANACCONE 2012
Sotto il titolo Spinus e altre novelle sono raccolte tenere storie di animali di tre diversi autori (Vanna Mottarelli, Maria Lanciotti, Luciano Canova), mentre gli Sportivi ritratti di Alberto Figliola snocciolano una serie di brevi medaglioni su campioni di varie discipline sportive. Gli argomenti dei contributi sono dunque disparati; in generale, però, il filo rosso che lega fra loro i vari testi dell’Almanaccone 2012 di Tellusfolio mi sembra essere il viaggio, inteso nel suo senso più polimorfo. Torna alle feste della fecondazione di Tellus, la terra dei latini, il breve saggio di Bruna Spagnuolo scelto come Introduzione al volume, mentre, in modo più soggettivo, recupera l’idillio del paradiso perduto dell’infanzia l’evocazione di Maria Lanciotti delle Vacanze in campagna, trascorse presso gli zii nella Subiaco del dopoguerra, illustrata in una dimensione strapaesana – con il pane nella madia, la conta quotidiana delle galline nel pollaio, la cesta delle verdure portate settimanalmente al mercato – che non si fa tuttavia sinonimo di angustia, ma, al contrario, spazio della libertà, della genuinità e di quella “lentezza” che la frenesia del mondo attuale ci nega. Altra realtà rurale, presentata senza inibizioni come sindrome patologica, è la Sardegna di Gino Songini (Il mio male si chiama Sardegna), che dell’isola non parla secondo i classici cliché modaioli, fatti di feste di vip, di dispendiosi locali e di lussuosi yacht, ma, guardandola con gli occhi disinteressati dell’innamorato, sa scoprire nella sua natura impervia e brulla, odori e sapori, angoli e persone che gli offrono quell’appagante autenticità rusticana che annulla in lui il desiderio di altri mari e di mete più esotiche. A questo valtellinese ammaliato dal fascino della Sardegna, risponde un sardo, Sandro Fancello, che elogia invece, in una sorta di controcanto, i pregi della Lombardia e della sua gente, che ha avuto modo di conoscere durante un trasferimento per motivi di lavoro. Fuori dai confini nazionali si spinge il viaggio di Giacomo Bottà, che con una scrittura, come s’usava dire, fra il serio e il faceto, passando in rassegna una serie di quartieri e sobborghi della capitale finlandese, gioca con la dialettica fra centro e periferia Alla ricerca del centro di Helsinki. Ancor più lontano ci portano sia le Cartoline dal Kosovo di Rocco Del Nero, dove il messaggio di partecipazione al destino di un popolo martoriato è affidato più alle immagini che alle parole, sia lo Zoom sulla Nigeria di Moonisa, affascinata e insieme scossa dalla realtà di quell’Africa osservata come uno dei tanti “paesaggi-divenire-vagiti-crescite-rantoli” (così definiti nell’Ode che chiude il suo contributo), come uno dei luoghi a cui va la sua predilezione e il suo impegno. Si torna invece alla realtà valtellinese con i testi di Nicola Scinetti, affiancati dalle fotografie di Marcello Mariana, accumunati nel titolo Sulla 38, in cui non è difficile riconoscere la Statale dello Stelvio. A una serie di prose brevi e versi, ricchi di allusioni che li rendono accessibili solo a chi conosce la geografia locale (ma la poesia, forse, non deve necessariamente comunicare senso) si alternano fotografie che riproducono quasi tutte il palmo di una o più mani, attraversato da una riga nera che è insieme ferita e segno di un percorso. Queste fotografie, come tutte le altre del volume, sono rigorosamente in bianco e nero. Il colore è appannaggio della copertina che riproduce il dipinto inquietante del pittore valtellinese Paolo Barlascini What a beautifull life. Non ha alcuna illustrazione il testo più cospicuo dell’almanacco, quello in cui Renzo Fallati commenta otto dei quindici volumi che intende proporre a chi voglia formarsi una “biblioteca di cultura locale”. Basandosi sulla sua lunga esperienza di direttore della Biblioteca di Morbegno, l’autore illustra in uno stile pacato ma non privo della passione del bibliofilo una serie di libri che, a suo dire, coprono i vari aspetti della storia passata e recente di un mondo che, pur geograficamente limitato, suscita fra gli studiosi interessi di carattere storico, filologico, artistico. La lista dei primi otto volumi proposti si apre e si chiude con due opere che vedono come protagonista la Val Tartano, che Renzo Fallati confessa apertamente di non aver mai “visitato, percorso o visto” e che tuttavia è convinto di “conoscere ugualmente” grazie al lavoro di “persone ricche di umanità e di profonda cultura” quali Giulio Spini ed Evaristo Bianchini. Il primo, ricordato con profonda commozione, è l’autore dell’ultimo dei primi otto fra I magnifici quindici, ossia del terzo volume della Storia della Valtellina e della Valchiavenna, dedicato al periodo storico che va Dalla Cisalpina al Regno d’Italia. Al lavoro di Evaristo Bianchini e Remo Bracchi si deve invece il primo dei volumi della serie, il Dizionario etimologico dei dialetti della Val Tartano, che Fallati definisce una “raccolta […] tanto più preziosa quanto più permette a un piccolo rettangolo di vita vissuta di lasciare una traccia profonda nel tempo”. Remember to remember, ricordati di ricordare, ammonisce un titolo dello scrittore americano Henry Miller; l’Almanaccone di Tellusfolio sembra accoglierne l’invito, proponendo al lettore testi che lo inducono a riflettere vuoi sul passato di piccoli mondi antichi vuoi sull’attualità di una storia che troppo spesso si dimentica non essere fatta soltanto dai grandi detentori del potere ma anche da miriadi di piccoli uomini ingiustamente e colpevolmente emarginati. (Gabriella Rovagnati)
TELLUS31-32,
L'Almanaccone 2012
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