«Operazione Teatro Pedretti»

il primo Appello
Proponiamo ai morbegnesi, a tutti i morbegnesi, una straordinaria iniziativa di cooperazione culturale.
Il problema è noto, perlomeno nei suoi termini essenziali (noi, ad esempio, non avevamo nulla da riferirvi che non fosse già stato scritto o detto); il titolo scelto (Operazione «Teatro Pedretti») è quanto c'è attualmente di elaborato e di disponibile; per il resto...
In questo - il resto, tutto il resto - consiste per l'appunto l'Operazione. Lo stesso obbiettivo fa parte del resto. C'è bisogno di tutto: informazioni il più puntuali e precise, idee, proposte, suggerimenti, magari lotterie e sottoscrizioni, o addirittura la costituzione di una Società ad azionariato popolare...
Per intanto, dunque, si tratta essenzialmente di un'Operazione di pensiero (in questo, di sicuro, ciascuno può fare la sua parte).
Telefonate, scrivete, parlate!

'l Gazetin
MARZO 1998


OPERAZIONE «TEATRO PEDRETTI»
Un ragionamento appena iniziato
I termini della questione e la ricerca delle possibili soluzioni
Un laboratorio nel quale serve il concorso di tutti e di ciascuno

di ENEA SANSI

Ragionare sulla soluzione da dare al problema della preannunciata chiusura del "Teatro Pedretti" di Morbegno si presenta come operazione alquanto complessa. Eppure va fatta. Le ragioni di questa necessità le ha esposte, in maniera che meglio non si poteva, Giorgio Scaramellini, un chiavennasco trapiantato a Sondrio (e questo esclude in partenza che possa essere considerata semplice questione di campanile), grazie al servizio ora offerto dalla disponibilità di un quotidiano («Non facciamo morire in silenzio il vecchio sociale», La Provincia, 10/03/98). Quanti altri si sono espressi pubblicamente sul "caso", in sedi ufficiali o sulla stampa quotidiana e settimanale, sono grosso modo tutti partiti dai medesimi presupposti, pur non formulando, allo stato, identiche ipotesi di soluzione.

I termini della questione
   Il problema, nei suoi termini essenziali, appare sufficientemente chiaro. Basandoci sulle dichiarazioni rese dalla proprietà (un po' fantasma, per la verità, per quanto riguarda la sua concreta compagine sociale) per bocca dell'amministratore unico della Lucas Srl, Elio Spini, e dall'attuale gestore della sala cinematografica, Diego Pellegatta, possiamo riassumere che, dimostratisi irrealizzabili i progetti di chi all'inizio degli anni '90 aveva compiuto l'investimento immobiliare, lo stabile è ora disponibile sul mercato per chi, sulla base di considerazioni tecnico-economiche piuttosto che di altre, lo ritenesse appetibile. La gestione non dispone dei mezzi per rilevare ed adeguare l'attività, e non è detto che, disponendone, si butterebbe in un'impresa dalla difficile quanto improbabile resa, né ritiene che - ricavi alla mano - lo stesso contratto "d'affitto" posso essere più di tanto ritoccato. A questa valutazione squisitamente economica soggiace, ovviamente, anche il valore dell'immobile, stante il vincolo di destinazione che, se costituisce una garanzia per la Città, è certamente un gravoso impedimento per l'imprenditore.
   Privati che manifestino un qualche interesse sembra che non ve ne siano: la società Sacher del regista Nanni Moretti, che sta realizzando una rete nazionale di multisale per proiezioni, che qualche giornale aveva ventilato essere interessata, si starebbe ora, stando alle medesime fonti, orientando altrove (Sondrio?).
   Il gruppo consiliare di opposizione in Comune ha lanciato d'acchito un appello per l'intervento da parte del Comune, supportando la prospettiva con la proposta di dismissione del patrimonio immobiliare (leggi, in particolare, Palazzo Lavizzari). Al di là della debolezza specifica della proposta, che ha il grosso handicap di presentarsi alla stregua di un pretesto del tutto accidentale, ma ghiotta occasione per la battaglia concernente la destinazione che la maggioranza intende dare al Palazzo Lavizzari (mini-alloggi per interventi in campo sociale, orientamento già tradotto in atti di programmazione economico-finanziaria e supportato da un contributo Cariplo), la posizione non appare sostenibile se sottoposta a un ragionamento più approfondito di carattere generale. E poiché la formazione Gente con la gente ha sempre sostenuto di non partire da pregiudiziali ideologiche, dimostrando già in passato un'acuta sensibilità ed una pronta disponibilità a convergere sugli interessi concreti della Città, è possibile che non insista oltre su quella posizione qualora ne emergessero di più convincenti. Del resto, basterebbe la banale osservazione - ricordando come in altra epoca fosse la parte politica contraria a caldeggiare l'interventismo del Comune - che simili tesi sono sostenibili soltanto dall'opposizione per essere di necessità abbandonate quando si sta al governo. Oltre tutto, nel nostro caso specifico, emergerebbe una lampante contraddizione con la richiesta di segno opposto, giustamente e coerentemente portata avanti soprattutto dall'opposizione, di una gestione privata degli impianti sportivi. Cosa che, a mio modestissimo avviso, andrebbe estesa anche a Museo e Biblioteca, attraverso la costituzione di una Istituzione culturale (forma giuridicamente definita nella 142 e già regolamentata nello stesso Statuto comunale).
   La cosa importante è comunque che la discussione si mantenga sulla questione centrale (torniamo a G. Scaramellini, per intenderci) e non venga deviata o resa confusa con l'introduzione di altri elementi, che renderebbero ancor più complicata la ricerca di una soluzione.

Che fare?
   «Né l'attuale gestore, né il Comune di Morbegno hanno i fondi necessari per l'acquisto del teatro - La chiusura sembra ormai irrevocabile, giovedì 23 aprile l'ultimo film». Così riassume la situazione un diffuso settimanale, titolando: «Chi salverà il cinema Pedretti?» (Pierandrea Speziale, Centro valle, 22/03/98).
   Il contributo che il nostro giornale ha inteso offrire con l'Operazione «Teatro Pedretti» lanciata il mese scorso, è quello di concepire la creazione di un laboratorio civico, la conduzione cioè di un ragionamento fatto assieme, dato l'interesse comune e diffuso per la soluzione del problema. In buona sostanza, poiché la questione è di vitale importanza per la Città di Morbegno, ma anche della Comunità montana se non della stessa intera Provincia, come l'appassionato intervento del chiavennasco/sondriese certifica, perché non compiere tutti assieme questa ricerca?    Non si tratta di fare della filosofia, come dev'esser sembrato a Piergiuseppe Magoni («Teatro Pedretti: firme e aiuti», La Provincia, 15/03/98), spaventato dal veder accostato «perentoriamente» il suo nome a quello del Gazetin e che si è quindi affrettato a precisare: «testata della quale rispetto la libertà di espressione ma non condivido l'ideologia» (quale ideologia? se ce lo fa gentilmente sapere...!), a causa di una svista del quotidiano che aveva trasformato la nostra iniziativa in una «petizione». In realtà muoviamo dallo stesso spirito che anima tutti gli altri e lo stesso prof. Magoni («il Teatro Pedretti fa parte della storia di Morbegno...»; «vorrei che quelli del Gazetin e i loro simpatizzanti non si limitassero a firmare petizioni ma sottoscrivessero, con la loro firma, un impegno finanziario. Sono contrario alle dichiarazioni di principio e alle opinioni demagogiche, alle chiacchiere e al fumo negli occhi, mentre sono favorevole agli impegni concreti, all'assunzione di effettiva responsabilità».) e molti altri stimoli e incoraggiamenti in questa direzione abbiamo ricevuto in questo mese.
   Se, com'è possibile ed anzi estremamente probabile stante la situazione, non si fa avanti qualche privato con i mezzi finanziari alla mano per rilevare e continuare la gestione del cine-teatro, è davvero inconcepibile pensare a qualcosa di simile a quel che fecero i nostri avi il secolo scorso, come ci ha ricordato P. Speziale nel servizio poc'anzi citato? L'idea che sta prendendo corpo è per l'appunto quella di un'azione popolare che, valutando le diverse ipotesi e scegliendo la migliore soluzione, si prefigga l'acquisto del Teatro; un "comitato di garanti" potrebbe assicurare la chiarezza nelle informazioni e nei dati, una corretta e trasparente conduzione dell'Operazione.
   Impresa ardua, certamente, ma non impossibile! Per certi versi anche entusiasmante e forse l'unica in grado di ridare quello slancio di vitalità, la cui mancanza - come ricordava Scaramellini nel suo contributo richiamato in apertura - ha causa la lenta agonia («Il Teatro di Morbegno sembra proprio morire per estinzione naturale...»). Accanto ai cittadini dovranno scendere in campo le aziende, i comuni e la comunità montana, le compagnie teatrali, la biblioteca... Tutte realtà pronte a fare ciascuna la propria parte e, nessuno ne dubita, a farlo nel migliore dei modi.
   Allora, ci proviamo?