LETTERE AL DIRETTORE
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Sassate in Pretura?
Egr. Direttore,
La disturbo un'ultima volta in
relazione alla mia precedente
comunicazione.
Le chiedevo, infatti, di voler
pubblicare, dopo il conclamato annuncio d'essere anch'io
indagato per abuso d'ufficio, le accuse che mi venivano
mosse. Io l'autorizzavo a ogni disvelamento di fatti e
circostanze; ciò facevo a scatola chiusa, a me nulla
risultando di quanto da Lei così ordinatamente
anticipato.
Lei nulla ha pubblicato; ciò significa
che, per quanto mi riguarda, la sua scatola è vuota e
che Lei - con i suoi collaboratori - ha tirato il sasso
nascondendo la mano.
Dalle mie parti - allorché eravamo
ragazzi - era facile che i litigi finissero a sassate. Ma
quei ragazzi non nascondevano la mano: conoscevano l'ira,
ma anche la lealtà e il coraggio. Quei ragazzi erano
pochi, e pochi sono rimasti.
Mi permetto di chiederLe di pubblicare
questa mia sul suo mensile: se ciò avverrà, riterrò
chiusa la querelle e mi terrò la sassata.
Chi nascondeva la mano, allora, veniva
giudicato per quel che era e nessuno si dava pena di
andare oltre.
Pretura Circondariale di
Sondrio, 13/09/1997
Della Pona Pietro Pretore in Sondrio
***
Ill.mo Pretore,
Accusare noi, nonviolenti
"ortodossi" quali siamo (da quando abbiamo
l'uso della ragione) e come tali ci professiamo, di
tirare sassi? Noi che non lo faremmo nemmeno contro il
peggiore degli avversari e nemmeno, avendone la forza, se
fosse l'unico modo per difenderci? Figurarsi, poi...
lapidare un Pretore della Repubblica!?
Quanto al nascondere la mano... Siamo
sempre qui, a disposizione di chiunque, a proposito o a
sproposito, ci voglia querelare o ad accogliere le
opinioni (e i rimbrotti) di quanti, più civilmente (e
intelligentemente), come ha fatto Lei, accettino di
dialogare, spiegare, cercare di comprendere. Chi ci
conosce da più tempo (in fondo, Lei è un recentissimo
incontro), Le potrà confermare che potremmo forse non
conoscere l'ira (e ciò per un quotidiano esercizio nella
"fede" sopra accennata), ma non che manchiamo
di lealtà e di coraggio.
Lei mi chiedeva, è vero, di pubblicare
le accuse che Le venivano mosse. Anzi, per essere
precisi, «ogni elemento informativo» a Suo carico. Ma
questo, semplicemente, io l'avevo già fatto: gli
elementi informativi di cui ero a conoscenza (non per
"sentito dire" o da altri riferito, ma da
documentazione ufficialmente rilasciata dalla Procura
della Repubblica presso il Tribunale di Brescia, con
tanto di timbro, firma del collaboratore di Cancelleria e
di diritti riscossi), ritenendoli di interesse
collettivo, li avevo messi a disposizione della pubblica
opinione, indicandone oltretutto (cosa, come Lei ben sa,
cui non sarei stato necessariamente tenuto) anche la
fonte. (Come vede, dunque, caro Pretore, ammesso e non
concesso che noi si sia inteso tirarglieli, quelli che
Lei chiama "sassi" sono armi fabbricate e
custodite in ambienti del tutto insospettabili).
Non ho, al momento, dell'altro (e se
ciò significa che la mia «scatola è vuota», donde
«la sassata» che Lei è disposto a tenersi?). Non a
caso, infatti, a margine, riferendo che un altro
procedimento per calunnia nei confronti di Giovanni
GRIGNANO, oltre ai due "contabilizzati" nella
scheda, era già stato archiviato (come da documentazione
ufficiale parimenti acquisita), annotavo: «Saremo grati,
pubblicando con analogo scrupolo, a chiunque altro
volesse tenerci aggiornati sullo sviluppo, in termini di
archiviazione o di rinvio a giudizio, di ciascuna delle
"notizie di reato" elencate nella scheda
riassuntiva».
Orbene, certamente io avrei potuto
esplicitare che nei registri generali delle notizie di
reato, presso la citata Procura, risultavano iscritti,
per quanto La riguarda e suscettibili di comunicazione,
due procedimenti penali (il N. 675/97 Mod. 21 per art.
110, 323 C.P. e il N. 676/97 Mod. 21 per art. 323 C.P.),
entrambi iscritti il 20/02/1997 ed entrambi affidati, dal
16/06/1997, al magistrato Dott. F. SALAMONE; ma capisce
bene che, oltre a complicare ulteriormente la già
complessa esposizione di cifre, nomi e richiami al Codice
Penale (che già richiedevano uno sforzo di attenzione
per il lettore), facendo ciò per tutte le persone
elencate e per ciascuna dell'enorme quantità di
"notizie" riassuntivamente elencate, avrei
dovuto avere a disposizione - come infatti chiarivo nel
servizio di apertura - un'edizione straordinaria della
mole cui siete abituati nell'ambiente giudiziario, ma che
non era consentita alle disponibilità e ai mezzi della
nostra modestissima Editrice.
Del resto un giornale è al servizio
delle esigenze generali di informazione e non certamente
di quelle del singolo, anche se illustre, magari
occasionale, lettore. E, per finire, dagli elementi
forniti (Procura di iscrizione, persona offesa,
qualificazione giuridica, fonte della notizia), Lei aveva
certamente tutti gli strumenti, cosa che potrebbe anche
non essere per il comune cittadino, per acquisire
quant'altro fosse stato di Suo interesse, senza...
scendere «dal mondo delle nuvole».
L'occasione dell'incontro, gradevole e
stimolante per quanto mi riguarda, mi offre
l'opportunità di segnalarLe, dato che magari,
distrattamente, all'epoca Le era sfuggito, nel caso
volesse in qualche modo commentare o spiegare, che il
nostro giornale ha già avuto modo di menzionare in
passato il Suo nome. Lo ha fatto Luciano CODAZZI, nella 5ª puntata del "Giallo del
furgone" («Oltre il
danno, la beffa "MoiolaCar"», 'l
Gazetin, ottobre 1996 - se Le interessa, oggi
disponibile su Internet all'indirizzo
http://www.novanet.it/vvol/stampa/gazetin/codazzi3.htm),
riferendo dell'archiviazione da Lei disposta il 7
dicembre 1990, in qualità di G.I.P. presso la Pretura
Circondariale di Sondrio, del procedimento penale (n.
3396/90) scaturito dalla querela sporta dallo stesso
Codazzi nei confronti, appunto, della Moiola Car Snc di
Prata Camportaccio che, non si sa bene a quale titolo, in
virtù di quale provvedimento da quale Autorità emesso,
deteneva (illegittimamente, si permetteva di ipotizzare
il malcapitato) il suo furgone. Lei archiviava,
accogliendo e condividendo la richiesta avanzata - senza
che il querelato avesse possibilità di opporvisi - dal
P.M., dott. Gianfranco AVELLA, il quale motivava, per me
del tutto astrusamente (confesso la mia ignoranza, ma
fior di giureconsulti lo confermano), «che non risulta
integrato negli estremi soggettivi il reato di cui alla
rubrica». Non era, forse (sempre a lume di semplice buon
senso, intendiamoci!), compito Suo e delle Sue indagini
chiarire quei lati oscuri (tali ancora a tutt'oggi),
integrare negli "estremi soggettivi" il
reato...? Chi ha voluto che Codazzi rimanesse privo del
furgone, della merce che conteneva e, per 2.100 giorni,
privo anche di documento di identità?
E, in tali interrogativi (che purtroppo
il solo nostro lavoro non potrà mai compiutamente
chiarire), ben distintamente La saluto, sperando di
averLa presto di nuovo, e più estesamente, sulle nostre
pagine.