Per almeno un anno, ogni due mesi, 'l Gazetin ospiterà, sempre nella veste editoriale che state leggendo, queste quattro pagine rosa. É nostro desiderio, e speranza, che diventino un appuntamento riconoscibile e atteso e che possano, così, proseguire oltre il limite temporale che ci siamo posti. Già, perché questa non è un'iniziativa realizzata da inguaribili ingenui che credono nella cultura o che si propongono come obiettivo primario, più o meno filantropico, quello della diffusione della lettura. Fare un giornale costa, fare quattro pagine in più, pure. É bene, quindi, dire subito che questo inserto nasce dal concorso di volontà e di investimenti di due imprese commerciali di Morbegno: la Cooperativa LaboS (editrice de 'l Gazetin) e la Libreria Intervento. Entrambe sperano di vendere di più: la prima il suo giornale e, più in generale, i suoi servizi, la seconda libri. Sarà inevitabile, dunque, tenere d'occhio risultati e bilanci... e trarne le debite conseguenze.
Se tutto però si fosse ridotto a questo, e a questo solo, forse sarebbe valsa la pena di trovare altre soluzioni, più immediate ed efficaci. Sicuramente non avremmo pensato di usare tempo ed energie per confezionare un supplemento librario; se il nostro fosse stato solamente un agire economico avremmo, ripeto, trovato altre strade o, forse, non ne avremmo per nulla cercate. Il fatto è che una libreria e un giornale sono punti di osservazione privilegiati, seppur parziali, della società. Basta essere un po' attenti alle richieste che i lettori avanzano per rendersi conto di come il valore dominante dell'attuale fase storica (l'economico) lasci irrisolte questioni del vivere che, sempre più urgentemente, chi le patisce (e cioè tutti noi) sente ormai come indifferibili. Ansia, disorientamento e malessere sono palpabili e, quanto più diventano acuti e pungenti, tanto più cresce l'urgenza di benessere e di felicità. Come sempre l'industria culturale ci si è buttata e nel giro di pochi mesi è stato (e continua ad essere) un florilegio di libri sulla saggezza del vivere; i risultati commerciali sono stati, e sono, eccellenti. Non so se altrettanto eccellenti possano essere giudicati sul piano della risposta a bisogni diffusi. L'impressione è che a chi pubblica libri di questo tipo, interessi poco o nulla di svolgere una funzione sociale costruttiva ma piuttosto colga, molto più prosaicamente, un'occasione per stare più e meglio sul mercato: perciò l'attenzione ai contenuti del prodotto è, a voler essere generosi, bassa. Ne consegue che nei lettori non intervengono reali cambiamenti se non quello di una ancor più accentuata dipendenza dalle offerte del mercato. E intanto il disagio cresce e ci si incattivisce ogni giorno di più; giornali e televisioni sono specchi fedeli della guerra di tutti contro tutti; ciascuno, senza più alcuno scudo sociale, a difendere interessi sempre più individuali. Ma allora, se il meccanismo è questo, può esserci una via d'uscita? E se c'è, qual è? Sono domande, queste, che sotto la loro elementare semplicità nascondono problemi che, al momento, si presentano con una massiccità ingombrante e quasi soffocante. Solo negli ultimi mesi sono comparse risposte che fanno intravedere i primissimi e timidi sospiri di luce che permettono di evitare gli scogli più grossi. Una di queste l'ha tentata il sociologo Aldo Bonomi il quale dice che «lo scontro in atto è tra pensiero unico [funzionale alla globalizzazione dell'economia, ndr] e pensiero plurale, secondo cui vi è ancora spazio per [...] una pratica culturale che produca socializzazione» e quindi benessere. Citando poi Hirschman, Bonomi aggiunge che «oltre la ricerca della felicità è anche importante la felicità della ricerca, che è precipuamente la felicità di prendere parte all'azione collettiva» e conclude che «l'azione culturale, lanciare dibattiti, idee, ricreare luoghi del racconto» diventa nell'attuale fase azione politica. A noi basterebbe che diventasse almeno azione di igiene mentale collettiva.
Bene. Adesso si può dire senza essere fraintesi: 'l Gazetin dei libri ambisce ad essere un luogo del racconto. É uno spazio che volentieri mettiamo a disposizione dei lettori, specialisti e non. Non occorre essere recensori: 'l Gazetin dei libri non è pensato solo per la tradizionale (anche dal punto di vista tecnico) recensione; non intende scimmiottare le pagine culturali dei quotidiani; non vuole fare Critica Seria né vuole essere solo una rassegna più o meno aggiornata delle ultime novità. 'l Gazetin dei libri pensa a tutti i lettori che, da quella merce bifronte che il libro è, traggono idee ed emozioni a loro giudizio importanti per orientare il pensiero sul mondo e vogliono cogliere quest'occasione per socializzarle. Con gli amici ed i conoscenti capita di parlare di libri letti; a volte basta una frase per invogliare a leggere. É quello che si chiama il tam-tam dei lettori. 'l Gazetin dei libri vorrebbe inserirsi in questo tam-tam ed amplificarlo. É per questo che sarà inutile cercare un filo conduttore che leghi i libri di cui si parla: ogni numero (e questo primo ne è un chiaro esempio) avrà una sua fisionomia policroma e molteplice. Sarà una fisionomia a posteriori, data dalle scelte e dai toni di chi vi scriverà, piccola pluralità di sguardi sul mondo. Se proprio si vuole rintracciare una progettualità, essa sta tutta nella decisione di aprire queste pagine.
m. o.
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