CASO
CODAZZI. FISSATO PER IL 25 SETTEMBRE IL
PROCESSO D'APPELLO A MILANO
Il
cittadino e l'avvocato
«Come e
perché arrivai all'Avv. Romualdi, da un documento a firma del
quale è scaturita la mia condanna per calunnia e
l'archiviazione delle mie denunce a carico dei responsabili»
di LUCIANO CODAZZI
Sono
lieto di render noto che è stata fissata per il prossimo 25
settembre, innanzi la 4ª Sezione Penale della Corte
d'Appello di Milano, l'udienza per la discussione del ricorso alla
condanna per calunnia emessa nel giugno dello scorso anno dal
Tribunale di Sondrio. I lettori che fossero interessati a seguire dal
vivo il dibattimento (cosa che ritengo sarà, in ogni caso,
certamente istruttiva) possono mettersi in contatto con il giornale o
comunque raggiungere il Palazzo di Giustizia di Milano, venerdì
25 settembre alle ore 9.30.
Al
riguardo voglio esprimere pubblicamente la mia soddisfazione (dopo
tante critiche al sistema giudiziario, mi sembra anche doveroso!) sia
per la celerità (le più rosee previsioni parlavano di
due anni, mentre invece siamo a poco più di uno) che per la
correttezza delle procedure (ho regolarmente ricevuto la notifica,
con 112 giorni di preavviso!), contrariamente alle esperienze avute
con altri... tribunali, delle quali vi ho a lungo tediato in questi
anni. Il tempo e le due edizioni del Gazetin che usciranno nel
frattempo, mi consentono di completare la pubblicazione della memoria
difensiva che ho provveduto a depositare presso la 4ª Sezione
penale della Corte d'Appello milanese.
L'affidamento
delle prime azioni di difesa dei miei diritti rispetto a quanto
accaduto il 18 maggio 1990 sono state ricostruite in diverse puntate
su questo mensile (Avv. GALBUSERA, Avv. DEL CURTO, etc.), alle quali
si rimanda (per una veloce sintesi si può vedere: «Il
giallo del furgone», 'l Gazetin, aprile 1997; una più
estesa documentazione è disponibile su Internet, all'indirizzo
http://www.novanet.it/vvol/stampa/gazetin/codazzi0.htm,
Ndr) per eventuali elementi che costituissero aspetti
interessanti e rilevanti ai fini della presente aggiuntiva. Sono,
purtroppo, parimenti noti anche i risultati che ottenni: nessuno!
Io avevo già avuto rapporti
professionali con l'Avv. Giuseppe ROMUALDI per alcuni incarichi
concernenti il recupero di crediti ed anche per la vicenda del
"fallimento", finché lo stesso ritenne di non
potermi più assistere «in conseguenza delle difficoltà
e molteplicità delle Vostre questioni legali...», come
scrive nella nota 05/11/1986. Venni pertanto abbandonato; io ho
pagato quanto richiestomi (senza mai averne ricevuta!).
Più
o meno in quel periodo, in occasione del processo Necchi/xxxxxxxxx
tenutosi a Sondrio, ebbi modo di conoscere il famoso legale Avv. Ugo
DAL LAGO di Vicenza e poiché cominciavo a nutrire dubbi e
sospetti sulla professionalità e fedele consulenza degli
avvocati della provincia (date le esperienze concrete fino a quel
punto fatte), decisi di rivolgermi a lui. Il processo a Necchi e lo
«scandalo a Palazzo di Giustizia», come ebbe a definirlo
l'Associazione di Sondrio del Partito Radicale (si veda comunicato
stampa del 06/01/1987), fecero molto clamore e portarono
all'allontanamento del Presidente del Tribunale, Luigi MINOTTA. Senza
rivangare adesso quella storia, anche perché non ne conosco i
particolari esatti, devo qui dire che io devo molto ai radicali per
il servizio che fecero al bene pubblico e in difesa degli interessi
di tutti: per me è stato un bell'imparare ed è grazie a
loro e al loro interessamento sulle vicende del Tribunale se ho
cominciato a capire alcune cose e a fare estrema attenzione alle mie
vicende! Contrariamente al PCI/PDS, al quale ho pagato per tre anni
la tessera, ma dai cui "funzionari" (CIABARRI e CARNINI) ho
ricevuto a più riprese soltanto false promesse e nessun aiuto
concreto.
Stavo dicendo, dunque, che andai a
Vicenza a cercare l'Avv. Dal Lago. Da questi ebbi assicurazione che
si poteva impostare una seria difesa, che risultava chiaramente come
fino a quel punto avessero cercato di difendere ad ogni costi i
Carabinieri e che avrei comunque potuto ottenere un giusto
risarcimento per gli indubbi danni subiti, impostando una corretta
azione legale. Mi disse però che sarebbe stato meglio seguire
la pratica da Sondrio e che lui si avvaleva, quale corrispondente,
dell'Avv. Romualdi. Conservo in documentazione la corrispondenza
intercorsa e memoria e annotazioni degli incontri e rapporti. Si
veda, in particolare, la raccomandata 08/04/1993 nella quale alla
fine, per ragioni di presenza sul luogo ed altri, mi dirottava al
proprio corrispondente di Sondrio, Avv. Giuseppe ROMUALDI, appunto.
Io, per i precedenti sopra riferiti, non avevo
proprio voglia di tornare da Romualdi e ho insistito perché
fosse direttamente l'Avv. Dal Lago ad assistermi. Si veda la nota con
la quale gli invio l'assegno per un acconto di L. 200.000 (importo
del quale non ho più ottenuto alcuna documentazione
liberatoria) e la ricevuta di presentazione del ricorso in Cassazione
(per il fallimento). Poiché aveva continuato ad assicurarmi
che ci sarebbe stata la sua supervisione e che era certissimo che si
sarebbe potuto ottenere un risultato, io alla fine sono andato in
fiducia e sono tornato dall'Avv. Romualdi. Per un po', questi mi ha
tenuto in ballo dicendo che doveva vedere, esaminare le pratiche...
Finché, in occasione di una
manifestazione di protesta svolta con il Sig. Renato Bolzoni,
all'ingresso del Tribunale di Sondrio il giorno 13 ottobre 1993, con
la presenza anche di Bruno Moroni incaricato delle fotografie, di
numeroso pubblico incuriosito della protesta e la partecipazione
della TV locale alla quale resi delle dichiarazioni piuttosto forti
(esisterà documentazione registrata), l'Avv. Romualdi, uscendo
dal Tribunale, si avvicinò dicendomi di andare da lui, che mi
avrebbe difeso e assistito e che... mi avrebbe sistemato tutto
quanto. Il primo appuntamento con lui lo ebbi, infatti, il 15 ottobre
1993, malgrado fosse da prima dell'estate che ero tornato da lui su
consiglio e in fiducia dell'Avv. Dal Lago e per "ritentare
l'esperimento", stante le condizioni in cui mi trovavo.
Dall'Avv. Romualdi sono sempre andato in
compagnia dell'amico Nazzareno IANNACE, ex impiegato presso il
Tribunale e già all'epoca in pensione, che mi è sempre
stato vicino incoraggiandomi a "tenere duro". L'abbiamo
incontrato il 18/11/1993, giorno di stesura della famosa prima bozza
della lettera che, come ho poi appurato, non è stata inviata
-in tale forma- ad alcuno dei destinatari. Fui io ad inviarla alle
autorità in indirizzo (priva di firma e in bozza come io
l'avevo avuta da lui), accompagnata da una mia nota in cui chiedevo
se per caso l'avessero già ricevuta: è da questa
iniziativa, infatti, che ebbi la risposta dal Ministero della Difesa
per il contenzioso che però poi più nessun legale ha
voluto proseguire.
Sempre accompagnato dal Sig.
Iannace, mi sono ancora recato da lui il 10/12/1993, quando mi sentii
rispondere che non c'era ancora nessuna risposta alla lettera; e poi
ancora il 22/12/1993 quando, in risposta alle mie insistenze e
dicendo che non trovava più il mio fascicolo, concluse con una
frase tipo: «Non so cosa dire, Codazzi: domani ti spedisco un
espresso». Uscendo dal suo studio quella sera, ricordo che
l'amico Iannace se ne uscì con un commento su quanto care
sarebbero costate, dalle sue parti, simili scorrettezze
dell'Avvocato.
Fu proprio per quel
comportamento poco chiaro (dopo aver predisposto l'esposto,
tentennava ad inviarlo), che decisi di revocare l'Avv. Romualdi. Si
veda, in proposito, la mia raccomandata del 30/12/1993; la sua
risposta del 03/01/1994 e la successiva comunicazione del 11/01/1994.
(2. segue)
I falsi contenuti negli atti
1.
La Guardia medica
Si
legge ancora, nel rapporto dei Carabinieri su quanto accaduto a
Novate Mezzola il 18 maggio 1990, che «a richiesta del
Codazzi...» sarebbe stato chiamato il medico. Falso! L'hanno
chiamato di loro iniziativa e senza nemmeno avvisarmi. Falso anche
che si fosse «sul posto» (in fregio alla S.S. 38!, come
dichiarano poco sopra e come ho riportato nella prima chicca
pubblicata il mese scorso), mentre invece si era già in
Caserma e, infatti, mi condussero nel locale retro ufficio,
all'ingresso della Caserma, per farmi sdraiare su uno dei due lettini
che lì si trovavano.
Occorre comunque
dire, in proposito, che il dott. GUGLIELMANA (il medico che poi è
intervenuto) è stato onesto e corretto, riferendo sempre il
vero, anche durante il processo in Pretura di Morbegno.
2.
Il treno fantasma
Nello
stesso rapporto si dice anche che sarei stato «accompagnato
alla stazione...» (???)
Non c'è
nessun convoglio che transita su quella linea a quell'orario di
notte!
3. Il
fratello
Alberto CODAZZI riferisce,
davanti al magistrato (dott. Avella) che già dagli anni '60
davo dei problemi alla famiglia e che lui ha dovuto provvedere a
pagare dei miei debiti. Può produrre i conteggi e la
documentazione di questi "debiti"? C'è da chiedersi
perché mai un fratello non delegato, senza titolo a fare
alcunché per mio conto, lo si trovi negli atti solo per
aiutare le controparti a inquinare le prove e per infangare la mia
onorabilità. Se non vuole schierarsi a favore del fratello
(come sarebbe logico aspettarsi) perché non se ne sta in
disparte?
Dal verbale del suo
interrogatorio (del 07/02/1994 - cfr. pag. 088 del fascicolo):
-
«comportamento anomalo...» È in grado di
fornire la documentazione di affermazioni simili? (da non scordarsi
che seguiranno poi le denunce);
- «provvedere a pagargli
i debiti...» Già è stato detto: quali?;
-
«mania di persecuzione, che si traduce nella presentazione
di frequenti esposti...» Anche Azzalini (il nipote,
cui abbiamo già accennato il mese scorso) parla di: «carattere
particolare»; «non tutto a posto»; «mania a
presentare denunce»... Non sono tutte espressioni di una sorta
di prevenzione nei miei confronti o, più esattamente, di un
vero e proprio "linciaggio morale"? Le mie denunce sono
sempre e tutte relative a fatti concreti e basate su documentazione
probante. Che poi le mie risorse e capacità culturali siano
limitate, le mie informazioni e conoscenze non sempre adeguate, ciò
non significa che debba essere costretto a subire danni, offese e
soprusi, specie da parte di istituzioni ed autorità deputate a
far rispettare la legge e tutelare i diritti dei cittadini (di tutti
i cittadini)! E perché mai tutti i miei "frequenti
esposti" sono stati archiviati, senza alcuna seria istruttoria,
mentre sono state fatte procedere soltanto le false azioni ai miei
danni (la denuncia per ubriachezza da parte dei Carabinieri, la
denuncia per calunnia orchestrata sulla base di un documento a firma
dell'Avv. Romualdi)? Non è un po' giustificata questa mia
presunta "mania di persecuzione" dopo tutto questo e il
resto (la storia del fallimento) che mi è successo?
-
«difficoltà nella consegna del furgone...»
Dall'insieme dei fatti e dal loro concatenarsi è poi risultato
evidente come la volontà di "liberarsi del furgone"
fosse tesa a discolpare i responsabili e occultare i palesi abusi
compiuti; uno dei tanti trabocchetti per inquinare le prove; e, in
ogni caso, come è già stato detto: che poteva avere a
che fare il fratello (per assumersi "generosamente"
l'«onere del parcheggio»!) con la storia del mio furgone?
(...le ultime chicche, con la prossima puntata)
[DIDASCALIA
DELL'ILLUSTRAZIONE:]
Luciano Codazzi (accovacciato,
con la borsa) a un "summit" dei "reclamanti
giustizia" con (da sinistra) Renato Bolzoni, Bernardo
Gabriele Ferrari, Giovanni Grignano, Pietro Palau Giovannetti, Adolfo
Borserini e Maurizio Pedrana (nonché l'autore dello
scatto, Cav. Bruno Moroni). Grosio, ingresso Albergo Ristorante
"Sassella", 19 ottobre 1997
(da 'l Gazetin, LUGLIO/AGOSTO 1998)
COMUNICATO STAMPA
DEL 6 GENNAIO 1987
Lo scandalo a Palazzo di
Giustizia
«Il Processo a Necchi
non si deve celebrare a Sondrio»
(a cura dell'Associazione
di Sondrio del Partito Radicale)
Il
9 gennaio prossimo è convocato il processo contro il
commercialista Alberto Necchi e l'artigiano xxxxxx xxxxxxxxx,
imputati l'uno del reato di concussione e l'altro di corruzione.
I fatti sono noti: Alberto Necchi nella sua
qualità di curatore fallimentare avrebbe preteso ed ottenuto
il pagamento di una tangente di 20 milioni di lire per consentire al
xxxxxxxxx, dichiarato fallito, la continuazione provvisoria della
propria attività artigianale.
La vicenda
assume particolare rilevanza in relazione agli eventi che ne sono
scaturiti ed in particolare:
l'apertura, avanti la Procura della Repubblica di Brescia, di un procedimento penale (rubricato al n. 868/86) a carico del Presidente del Tribunale di Sondrio, Luigi Minotta, per interesse privato in atti d'ufficio in relazione ai suoi legami con l'imputato Necchi, presso lo studio del quale ha peraltro (fittiziamente?) risieduto per oltre otto anni. Per gli stessi fatti è inoltre in corso nei confronti di Minotta un procedimento disciplinare presso il Consiglio Superiore della Magistratura;
l'istanza di remissione per "legittima suspicione" presentata dall'imputato xxxxxxxxx alla Corte Suprema di Cassazione per chiedere, in relazione ai fatti in questione, che il processo vena affidato ad altro Giudice di sede diversa da Sondrio;
il lungo periodo intercorso tra la prima udienza del processo a Necchi (15/11/85), rinviato a seguito della ricusazione sollevata dalla difesa di questi (ricusazione poi respinta dalla Corte d'Appello) ed il giorno del nuovo procedimento (9/1/87).
Inoltre
c'è da chiedere se è vero che autorevoli esponenti
locali del PSI siano interceduti presso la componente socialista del
Consiglio Superiore della Magistratura per sostenere la posizione del
Magistrato inquisito, così come risulterebbe grave trovare
conferma del fatto che le dichiarazioni di solidarietà che
sarebbero state rilasciate da alcuni magistrati al Presidente del
Tribunale rispondano a sollecitazioni interessate.
Data
la situazione, il Tribunale di Sondrio deve allontanare i legittimi
sospetti di un coinvolgimento di alcuni suoi magistrati in fatti
illeciti.
A tal proposito e per consentire il
massimo di chiarezza e limpidità attorno alla vicenda e al
comportamento dei giudici, il Partito Radicale chiede che il Collegio
giudicante si astenga dal giudizio ed il processo venga trasferito ad
altra sede.
I particolari e la documentazione
riguardanti questa vicenda verranno pubblicati sul prossimo numero di
Progetto Radicale -mensile dei radicali di Sondrio- che verrà
inviato alla stampa e agli operatori della giustizia.
(da 'l Gazetin, LUGLIO/AGOSTO 1998)
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