Della nuova lettera di Bordoni
sulla sanità

 

Da buon pastore, e intendo proprio nel senso buono di prendersi cura delle proprie pecorelle, eccoci alla periodica lettera aperta di Gian Maria Bordoni in tema di sanità. Si vede che il suo ufficio stampa non conosce la nostra testata, perché noi dobbiamo sempre venirne a conoscenza dall’altra stampa. Col rischio, sprovvisti di documento, di mal interpretare il suo pensiero. In tale evenienza, anticipatamente ci scusiamo. E sì che, a parte il consigliere Tam per il quale è però quasi un dovere istituzionale, siamo solitamente pressoché gli unici a rispondergli e a interloquire (pubblicamente, s’intende!).

Questa volta, bisogna dirlo, il tono, e si nota vistosamente malgrado la ricordata “traduzione” giornalistica, è meno da “questa è la linea” del solito e più da “rimbocchiamoci le maniche e risolviamo i problemi” (che in effetti ci sono, ma quest’ultima è una nostra accentuazione). Dico subito anch’io che, almeno sul punto dell’assessore provinciale alla sanità, sono d’accordo con lui. Non ha proprio alcun senso una autonomia limitata alla questione sanitaria. Se Provera intendesse imboccare la strada dell’autonomia provinciale sarebbe cosa discutibile, ma affatto diversa; i termini della questione non sono però, nemmeno per i proponenti, quelli. E di confusione, che certo non giova, ce n’è già abbastanza. Quanto al coordinamento, Bianca Bianchini, Fausta Svanella, Pietro Del Simone e via elencando dimostrano di saperlo fare: basterebbe che i manager fossero ben più disponibili di quanto hanno fin qui dimostrato a sedersi a un tavolo a discutere con loro. Di altri tavoli, panche e panchine – caro Bordoni – non mi pare proprio che s’avverta il bisogno.

Ed è anche certo che tocca ai manager «proporre un assetto credibile, praticabile e compatibile nel nostro sistema socio-sanitario», ma ciò implica e inevitabilmente comporta che quando ciò non accada e nemmeno si manifestino segnali che ci si stia provando, anziché le pagelle a punti regionali (con esiti che sorprendentemente contestano l’evidenza), si debba essere disposti, anzi pronti, a cambiarli. Altrimenti i conti, e soprattutto i risultati, non tornano. Ora fan dieci anni che si “riassetta” e si “riorganizza”: utenti e operatori, scusate se vi sembra una volgarità, ne hanno veramente le palle piene.

Es

(da 'l Gazetin, SETTEMBRE 2004)


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