Auguri, Fiera del Bitto!

Mentre la “Mostra del formaggio Bitto” tocca l’ultimo lustro che la separa dal secolo di vita, meta considerevole per una esposizione di… forme, l’ambizione di costruire attorno ad essa, anzi al suo traino, una fiera dei prodotti della montagna lombarda, dopo l’11° tentativo, è rimasta ancora tale. Malgrado gli sforzi –encomiabili– compiuti, gli investimenti –non sempre oculati– profusi, le formule –anche gestionali, tra le più stravaganti, ma pur sempre innovative– sperimentate, l’infrastruttura “europea” strenuamente voluta e –tra lacrime e sangue– realizzata… Ma, ancora: con imprese fallite; debiti sempre scongiurati, prima, e regolarmente posti a carico del magnanimo Pantalone, poi; acclamati super manager, veri o fai-da-te, immancabilmente finiti (l’adagio si presta, dato l’incipit vaccaro del tutto, senza risultare, come non vuole essere, offensivo) “dalle stelle alle stalle” e con l’inevitabile contorno di polemiche, recriminazioni, crisi (umane e istituzionali).

Come è giusto, nel nostro piccolo e come abbiamo fatto altre volte quando ce n’è stata data l’opportunità, diamo il nostro contributo (anche critico, come si confà a un giornale d’opinione) al 12° tentativo risultando quell’ambizione, malgrado tutte le premesse, legittima e, vieppiù in questo 2002 “Anno internazionale delle Montagne”, attuale. Anzi attualissima, per Morbegno e per tutta la provincia. Questa volta sono stati Tarabini e Ciapponi e soprattutto Passamonti a “rimboccarsi le maniche” in prima persona (e il gesto è di per sé coraggioso, visto il contesto!), in consorzio diretto con i produttori valtellinesi, e, stando almeno a ciò che si è potuto sapere in anteprima, questa volta si intende tornare alle origini. Cosa esattamente questo possa significare lo vedremo presto, anche se i prodromi non lasciano, esattamente, ben sperare. Non tutti almeno. La tempistica, innanzitutto: fino a questa estate non si conosceva ancora il nome del Presidente dell’Ente Fieristico di Morbegno (una Srl voluta ai tempi eroici e stellari cui si è accennato, ma di ben scarsa utilità pratica), sommerso dall’ultima valanga di debiti, e in un paio di mesi si è pensato di allestire questo rivoluzionante scenario. Non bisogna essere degli esperti per comprendere che, al contrario, quello cui si mira non può essere raggiunto che con un lento, continuativo e lungo lavoro fatto di contatti, relazioni, condivisione di obiettivi e strategie con –almeno– i protagonisti economici e istituzionali sparsi nelle province di Como, Lecco, Varese, Bergamo e Brescia affinché essi riconoscano centro e appuntamento morbegnesi come (una) vetrina della loro produzione (e immagine) alpina.

Ammettiamo pure che l’obiettivo parziale di questa edizione, in una strategia a tappe, sia limitato al “ricompattamento” della filiera provinciale. Non so, ma mi par di capire di sì, se con questo si intenda anche recuperare quel clima di festa, di sagra di paese che la Fiera aveva, appunto, in origine. Ma basterà il meta-spostamento del “S. Antonio”, o l’allestimento di un virtuale museo etnografico, oppure il trenino per trasportare senza rischi gli autunnali bevitori, a ricucire lo strappo con la città che, indubbiamente (dovremo, prima o poi, prenderne tutti coscienza), la delocalizzazione dell’evento in un luogo metafisico ha causato? Non sarebbe, allo scopo di questa fase, risultato allora più efficace spostare invece l’evento stesso in un luogo reale come la Sagra di Gerola, che alla città appartiene in modo ben più concreto che non l’alveo strappato all’Adda? Il tempo e l’urbanistica, ne sono convinto anch’io, risolveranno questo problema, ma occorrerà vedere se ciò succederà nei tempi massimi (che non sono eterni) consentiti.

Per venire ai segnali più… promettenti, basta qualche evocazione: il convento di S. Antonio (quello reale!) e il respiro che fa tirare il vederne ormai completato il rifacimento della copertura e sempre più vicini i lavori che consentiranno un prestigioso riutilizzo della chiesa; il Parco della Bosca accompagnato da altre premure per i giardini cittadini; Sostila, nel duplice significato di progetto/sogno comunitario e di pubblicazione che (presentazione ufficiale nell’ambito della Fiera, sabato 12 ore 17:30) fa il paio con quella sull’Homo Salvadego di Sacco; l’interesse che si va manifestando per la Costiera dei Cèch e… la poesia –sì, la poesia!– anche qui nella doppia prova della rassegna voluta la scorsa primavera dal Comune e del concorso internazionale, targato invece Cm, che significativamente prende le mosse nell’anno delle montagne.

Tanti auguri, 12ª “Fiera regionale dei prodotti della montagna lombarda”!

Enea Sansi

(da 'l Gazetin, OTTOBRE 2002)


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