Argomenti di BENEDETTO DELLA VEDOVA



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Per l'Italia di oggi, meglio il maggioritario puro

Ma infondato e propaganda gridare allo scandalo per nuove regole elettorali a pochi mesi dal voto


Si discute in questi giorni di legge elettorale, a partire da una proposta della maggioranza. Il centrosinistra grida allo scandalo e al tentativo di scardinare le regole della democrazia.

Siamo in campagna elettorale, ormai, e la propaganda demagogica comincia a farla da padrone, ma queste accuse sono del tutto infondate. Non è vero che non si possa cambiare la legge elettorale alla fine della legislatura, dal momento che la Costituzione non lo impedisce e che anche in democrazie consolidate può accadere che le regole elettorali vengano modificate a ridosso delle elezioni. Parlare di attacco alla democrazia è del tutto fuori luogo. Si può essere contrari nel merito alle modifiche proposte e giudicarle strumentali (ricordando che i calcoli di opportunità sulle modalità di voto raramente si verificano fondati), ovviamente, ma chiamare la gente in piazza a difesa della democrazia in questo caso è da irresponsabili.

Ciò detto, io ritengo che la riforma proposta dalla maggioranza rischi di rappresentare un passo indietro nella capacità del nostro sistema politico di assicurare maggioranze e governi stabili. Personalmente resto convinto che la migliore delle riforme – nell’Italia di oggi – resti quella del passaggio ad un sistema maggioritario puro. Non voglio però avere preclusioni ideologiche rispetto ad un sistema proporzionale e quindi penso se ne possa discutere. In Spagna, ad esempio, in pochi decenni il sistema proporzionale ha portato ad un assetto sostanzialmente bipartitico e a maggioranza e governi stabili che si alternano. In quel caso, però, pur essendo di fronte ad un sistema proporzionale puro e senza sbarramento, il numero elevato di piccole circoscrizioni e l’assenza di un recupero nazionale dei voti non utilizzati nell’attribuzione dei seggi comporta sbarramenti “impliciti” che non di rado raggiungono il 15 o il 20%, superati solo dai due principali partiti e dalle formazioni regionali più insediate.
Bene, il proporzionale che si va delineando in Italia, invece, al di là delle intenzioni, rischia di essere una assicurazione sulla vita dei piccoli partiti e delle loro leadership. E questo nonostante la previsione di un premio di maggioranza.

Anziché lanciare accuse apocalittiche, il centrosinistra farebbe meglio a contestare i punti deboli della riforma proposta.

Ciò detto, infine, è bene ricordare che la politica non vive di sola legge elettorale e che la prossima campagna elettorale si giocherà sui contenuti e che su questi si esprimeranno gli elettori.

(da 'l Gazetin, OTTOBRE 2005)


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