Argomenti di BENEDETTO DELLA VEDOVA Il vero scandalo Telekom Serbia A prescindere da eventuali tangenti, sulle quali è responsabilità della magistratura indagare |
Sul caso Telekom Serbia, la società di telecomunicazioni del regime di Slobodan Milosevic di cui l’allora pubblica Telecom Italia acquistò una partecipazione per circa 900 miliardi di vecchie lire, si è scatenata la bagarre politica. Giusto? Giusto!
O forse no: la polemica si è infuocata quando, nell’ambito della Commissione parlamentare di inchiesta, si è fatto vivo un personaggio discutibile, Igor Marini, sostenendo che l’affare sia stato inquinato da tangenti a favore dei principali leader dell’Ulivo: Prodi, Fassino e Dini. Su queste rivelazioni, prima che ne fosse accertata un minimo di affidabilità, si sono buttati a peso morto molti leader della Casa delle Libertà, che, quasi con senso di rivalsa, hanno iniziato a denunciare la presunta corruzione della sinistra.
E qui sta l’errore: la questione Telekom Serbia, lo scandalo Telekom Serbia, deve prescindere dalla eventuale tangente. Premesso che quanto emerso fino ad ora non consente in alcun modo di avallare la tesi della corruzione, la vera “accusa” da rivolgere ai leader del Governo di allora è quella di aver deciso di finanziare il regime di Slobodan Milosevic – dopo i fatti della Bosnia e prima di quelli del Kosovo – attraverso una azienda allora posseduta dallo Stato italiano. Punto e basta. Nel senso che questo fatto basta di per sé per chiedere conto, politicamente, ai ministri che, in ragione del loro ufficio, dovevano vigilare sulle aziende pubbliche.
Prodi, capo del Governo ed ex Presidente dell’Iri; Ciampi, allora Ministro del Tesoro e azionista di maggioranza di Stet; Dini, Ministro degli esteri; Fassino, sottosegretario agli esteri con delega per i Balcani, devono spiegare agli italiani perché avallarono quella operazione vergognosa o scusarsi perché non si accorsero di cosa accadeva sotto i loro occhi. Lasciamo, dunque, le tangenti alla magistratura e chiediamo conto di una responsabilità tutta politica, attiva od omissiva, saranno poi gli elettori a decidere.
Ciò che non è tollerabile, invece, è il silenzio o la confusione.
(da 'l Gazetin, OTTOBRE 2003)
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