Argomenti di BENEDETTO DELLA VEDOVA Con l'Euro casca l'ultimo alibi |
Un po scontato, in
questi giorni, parlare di (Euro), ma in fondo ne vale la
pena. È indubbio che lEuro sia una svolta storica non solo
nelleconomia ma nella società europea, ancora devastata da
sanguinosi conflitti quando i nostri genitori erano già più che
ventenni. LEuro sancisce la fine almeno per questa
fase storica dei conflitti fra gli stati nazione del
vecchio continente. Si tratterà di capire ora se sarà stata
anche una "buon idea" sotto il profilo propriamente
economico monetario; di capire, cioè, se l sarà una
moneta forte e stabile, utile ai cittadini e alle imprese
europee. Questo non è ancora detto, anche se tutti ci auguriamo
il successo della moneta in cui vengono pagati i nostri stipendi
o le nostre pensioni. Molto della forza della moneta unica
dipenderà, naturalmente, dalla forza delleconomia europea;
e qui ancora non ci siamo. Mancano riforme incisive, in grado di
affrontare i nodi della disoccupazione, della scarsa
competitività delle aziende, della poca concorrenza e delle alte
tariffe nei servizi pubblici, delleccessivo carico fiscale
e della spesa pensionistica fuori controllo; della scarsa
capacità di essere presenti nei settori più innovativi e di
avere posizioni di leadership nel progresso
tecnologico.
Altra questione è se la moneta unica necessiti di una maggiore
unità politica. Io non credo che il legame sia stretto.
LEuro potrà rivelarsi una buona moneta anche se
lUnione europea non farà progressi sotto il profilo
politico; e viceversa. Credo sia però vera unaltra cosa:
la piena entrata in vigore della moneta unica renderà più
visibili le manchevolezze dellUnione europea sotto il
profilo politico. Superata la fase esaltante e concitata
dellEuro, non vi saranno più alibi per i quindici paesi:
dovranno scegliere se dare allEuropa istituzioni
sovranazionali democratiche oppure no. Nel secondo caso, a mio
avviso, lEuro e il mercato unico potranno benissimo
sopravvivere e anche funzionare ottimamente, ma le istituzioni
europee evaporeranno presto, scadendo a pletorici organismi
burocratici di "coordinamento" tra gli stati nazionali.
Questo non è, a mio avviso, nellinteresse dei cittadini
europei. I singoli stati del vecchio continente, anche quelli
più forti, mostrano ogni giorno la loro impotenza ad essere
attori della politica internazionale.
Acquisita la moneta unica, i governi europei devono dire con
chiarezza se vogliono una politica estera e di difesa comune
oppure no (magari approfittando per restituire al contempo
competenze a stati e regioni). Se vogliono istituzioni unitarie
con una forte legittimazione democratica oppure no. Se vogliono
che alla prossima crisi internazionale lEuropa reciti
ancora la patetica commedia "uno, nessuno, centomila" o
abbia una sola e autorevole voce, da affiancare a quella
americana, russa o cinese. Questi passaggi non sono una
"conseguenza" dellEuro, dal momento che sarebbero
stati praticabili anche senza moneta unica. Ma sicuramente sono i
passaggi su cui lEuropa deve ora investire tutte le sue
energie, senza alibi o reticenze. È, dunque, tempo di scelte.
LEuropa non può (ancora) stare ferma, se non va avanti va
indietro.
(da 'l Gazetin, GENNAIO 2002)
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